Questo testo inaugura una serie di documenti pubblicati dalla
Associazione Bosnia Erzegovina 2005, organizzatrice della "Conferenza Internazionale per la Bosnia ed Erzegovina: Dieci anni di Dayton ed Oltre" che si terrà a Ginevra il 20 e 21 Ottobre 2005. Osservatorio sui Balcani fa parte del pool di media che seguono l'evento e la sua preparazione
Di Wolfgang Petritsch e Jakob Finci*, Ginevra e Sarajevo, 5 Maggio 2005 (titolo originale: "Ten Years of Dayton and Beyond")
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Carlo Dall'Asta
Sr-Hr-Bos:
Deset godina od Daytona i dalje
English:
Ten Years of Dayton and Beyond
Anche se da tempo l'attenzione pubblica mondiale si è allontanata dalla Bosnia ed Erzegovina, rimane ancora una considerevole quantità di "lavoro da completare" – sia da parte della comunità internazionale che da parte delle autorità locali. Fermi nella nostra convinzione – che una Bosnia ed Erzegovina democratica e pluralista sia possibile solo se la sua società civile diventa più attiva – noi diamo il nostro appoggio ad un processo che è stato avviato nel 2003 e che culminerà in un evento internazionale che si terrà a Ginevra nell'ottobre 2005.
Dieci anni dopo che gli accordi di pace di Dayton e Parigi posero fine alla guerra, e dopo dieci anni di pesante impegno internazionale nell'aiutare la Bosnia ed Erzegovina a rimettersi in piedi, il progresso è tangibile e sotto molti aspetti irreversibile. La conferenza di Ginevra costruirà perciò su basi già consolidate, ma si concentrerà principalmente sul futuro e su quelle riforme "a guida interna" ancora necessarie perché il Paese inizi a muoversi verso Bruxelles.
Noi diamo il benvenuto ai molti eventi accademici, politici e culturali che si terranno per commemorare gli il Quadro Generale di Accordi di Pace [di Dayton, ndt]. La Conferenza di Ginevra mira ad integrarsi in questa serie di importanti eventi con un'enfasi particolare su temi urgenti, collocandosi ad un livello più operativo, basato sul lavoro preparatorio svolto da task force specializzate per Paese ed argomento che hanno iniziato la loro attività alcuni mesi fa. La maggior parte delle conferenze in programma si concentra sui successi e fallimenti, sulle lezioni apprese e le opportunità mancate negli ultimi dieci anni. Noi abbiamo deciso di concentrarci sul futuro della Bosnia ed Erzegovina perché, non potendo cambiare il passato, possiamo però dare un contributo a orientare il futuro di questo Stato.
L' Associazione Bosnia ed Erzegovina 2005 si è fin dalla sua formazione focalizzata su tre premesse:
1. "Samoodgovornost" (o, come la chiamano gli operatori internazionali, "ownership" [responsabilità, proprietà]) dei cittadini della Bosnia ed Erzegovina.
2. Una iniziativa graduale e a lungo termine che continuerà anche al termine delle commemorazioni ufficiali.
3. Una attenzione per l'impatto immediato della Conferenza combinata con l'obiettivo a lungo termine di assicurare un'assistenza sostenibile, finalizzata all'ingresso nell'Unione Europea.
Per arrivare a questo, non basterà il solo lavoro accademico. C'è bisogno di lavorare su una visione europea della Bosnia ed Erzegovina. Una visione concreta, realistica e forte allo stesso tempo. Il Paese non può essere visto come a sé stante, e il contesto regionale – economico, politico, ma anche in termini di riconciliazione – è di importanza cruciale. Il "bene comune" di tutti i cittadini deve essere sempre messo davanti a tutto. Certo, tutti noi apparteniamo a un "collettivo" – sia esso linguistico, culturale, religioso o d'altra natura. Ma siamo allo stesso tempo, in quanto moderni Europei, cittadini ed individui differenti che condividono gli stessi valori, gli stessi standard, così come anche gli stessi bisogni e le stesse aspirazioni materiali. Questa "unità nella diversità" è stata la forza trainante nel processo dell'integrazione europea. Se funziona per l'Europa, perché allora non dovrebbe funzionare altrettanto bene per la Bosnia ed Erzegovina? Molti, in altre parti d'Europa, non riescono a capire perché dieci anni dopo la conclusione di quella terribile guerra i politici sembrano essere ancora troppo orientati al passato: quello che maggiormente conta per il "cittadino qualunque", qui come altrove, non sono i torti del passato ma scuole migliori, senza segregazioni, stipendi e pensioni dignitose, un sistema sanitario per tutti i cittadini e – soprattutto – più posti di lavoro.
Si parla molto di una "nuova Costituzione" o perfino di una nuova Dayton e, nonostante il suo grande successo nel por fine alla guerra, si ammette sempre più che la troppo complicata Costituzione di Dayton, e la struttura del governo da essa imposta al Paese, sta perdendo il suo valore pratico di struttura efficiente e fiscalmente sostenibile per gestire le vite di quattro milioni di persone. La migliore e la più perfetta "nuova" proposta, tuttavia, che deve essere a guida locale e gestita dalla Bosnia ed Erzegovina, rimarrà sempre sulla carta finché non ci sarà una reale volontà di far realmente funzionare questa comunità.
Allo stesso tempo, è una verità evidente ed indiscutibile che in questo momento la Bosnia ed Erzegovina necessita di un funzionale apparato di istituzioni pubbliche – un governo agile ed efficiente al servizio dei suoi cittadini. Questo è un obiettivo a lungo termine, che non può essere abbozzato in una notte di negoziati a porta chiusa litigando per dispute territoriali. Per costruire una Bosnia ed Erzegovina davvero europea bisogna partire dal basso e non dalla cima, definendo quali siano i bisogni e i desideri dei cittadini. Nessuno inizia a costruire una casa dal tetto. Solo dopo aver compreso in senso civico cosa i cittadini bosniaci vogliono e di cosa necessitano noi possiamo passare a sviluppare una Costituzione e un apparato di leggi. La risposta alle sfide del Paese non è "scriviamo una nuova Costituzione". La sfida vera è creare una sufficiente volontà civica e politica per definire ciò di cui c'è bisogno per passare con successo da una "Bosnia di Dayton" governata dalla comunità internazionale ad una "Bosnia di Bruxelles" governata dai Bosniaci.
Chiaramente, questo non dovrebbe essere visto semplicisticamente come una "strategia di fuga" della comunità internazionale. È esattamente l'opposto. Noi domandiamo, come elemento centrale della nostra iniziativa, una vigorosa partnership regionale, transfrontaliera, transnazionale, europea ed internazionale con una robusta e realistica strategia per l'ingresso nell'UE della Bosnia ed Erzegovina – e del resto della regione.
Se siamo d'accordo sul fatto che la Bosnia ed Erzegovina ha bisogno di più "samoodgovornost," allora dobbiamo chiederci: come questo può essere raggiunto? Chiaramente, la comunità internazionale deve trovare un nuovo ruolo. L' OHR [Ufficio dell'Alto Rappresentante, ndt] ha già incominciato la transizione, da impositore a facilitatore e, con l'Alto Rappresentante divenuto Rappresentante Speciale della UE, da istituzione di Dayton a istituzione di Bruxelles. Questa tendenza pone una responsabilità ancora maggiore sulla Bosnia ed Erzegovina, a cui bisogna dare il benvenuto. Ma questo accresciuto ruolo e responsabilità vuole anche significare un maggiore impegno da parte della Bosnia ed Erzegovina, un più serio approccio da parte dei politici al dialogo e al compromesso; la ricerca di soluzioni comuni; una maggiore fiducia e lealtà nei confronti dell'altro, il "nemico" di un tempo e, ultimo ma non meno importante, una completa dedizione dei politici ai loro elettori, i cittadini. In breve, ciò di cui c'è urgente bisogno è la volontà politica e la ferma determinazione a far funzionare questo Paese – sia in senso letterale che simbolico. Questo può essere fatto solo se c'è una sincera volontà tra i cittadini della Bosnia ed Erzegovina di assumersi la responsabilità del proprio futuro, e se essi smetteranno di dare alle altre comunità – inclusa la comunità internazionale – la colpa di tutti i loro insuccessi.
L'Associazione vuole contribuire a questo immane compito che ancora spetta alla Bosnia ed Erzegovina. Ma, alla fine, saranno tutti i cittadini di questo Paese quelli che forgeranno o affosseranno il futuro della Bosnia ed Erzegovina.
Ginevra e Sarajevo, 5 Maggio 2005
Nelle prossime settimane vari membri della Associazione presenteranno in questi articoli le loro visioni e le loro idee per la Bosnia ed Erzegovina, le conclusioni che hanno raggiunto finora nel lavoro preparatorio per la Conferenza di Ginevra sul futuro della Bosnia ed Erzegovina. Nel fare ciò vogliamo anche stimolare un pubblico dibattito, fedele allo spirito della "samoodgovornost". In quanto gruppo di individui che lavorano e si pongono a titolo personale, e non in nome dei Paesi di provenienza, né delle organizzazioni o istituzioni per cui o con cui lavorano, noi vorremmo invitare voi lettori a replicare e a condividere con noi le vostre riflessioni.
*Wolfgang Petritsch è presidente del Comitato Consultivo dell'Associazione Bosnia ed Erzegovina 2005; Jakob Finci è presidente dell'Associazione Bosnia ed Erzegovina 2005
Vedi anche:
Oltre Dayton