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La Serbia e la nuova Costituzione

07.10.2006    Da Belgrado, scrive Danijela Nenadić

Il parlamento serbo adotta la nuova Costituzione, a fine ottobre la conferma mediante referendum. Insoddisfazione della maggior parte delle minoranze nazionali. Il Kosovo parte integrante del territorio della Serbia
Predrag Markovic in parlamento durante la seduta per votare la costituzione
La Serbia ha ottenuto la nuova Costituzione, un atto atteso dal 5 ottobre 2000 (giorno della sconfitta elettorale di Slobodan Milošević, ndt.). Sabato 28 settembre, in un’atmosfera niente affatto festosa, eccetto il momento estatico del discorso del presidente del parlamento Predrag Marković, il Parlamento, con i voti di tutti i 242 deputati che hanno partecipato alla seduta, ha adottato la nuova Costituzione. Subito dopo l’adozione della Costituzione è stata accolta la decisione sullo svolgimento del referendum per la conferma della Costituzione, che si terrà il 28 e 29 ottobre.

Da tempo attesa, la nuova Costituzione ha sollevato il grande interesse dell’opinione pubblica serba. E mentre alcuni sottolineano che la Costituzione rappresenta la definitiva presa di distanza dal regime di Milošević e il risultato di un necessario consenso, gli altri criticano il modo in cui viene adottato ciò che, per ogni società, rappresenta un atto fondamentale.

I due argomenti contro la Costituzione sono stati formulati sulla base di motivi procedurali, quali l’assenza di un dibattito pubblico, e motivi sostanziali, quali la definizione della Serbia come stato nazionale e l’inclusione del Kosovo nel preambolo della Costituzione. Inoltre, critiche giungono anche dalle fila dei rappresentanti delle minoranze nazionali, i quali affermano che i costituzionalisti non li hanno consultati durante la stesura del testo.

L’aspetto più controverso è comunque il preambolo della Costituzione nel quale si dice che “a partire dalla tradizione statale del popolo serbo e dall’eguaglianza di tutti i cittadini e delle comunità etniche in Serbia, a partire anche dal fatto che la Provincia del Kosovo e Metohija è parte integrante del territorio della Serbia, che gode dello stato di autonomia sostanziale nel quadro dello stato sovrano della Serbia e che da tale condizione della Provincia del Kosovo e Metohija seguono gli obblighi costituzionali di tutti gli organi statali di rispettare e difendere gli interessi statali della Serbia in Kosovo e Metohija e tute le relazioni politiche interne ed esterne, i cittadini della Serbia adottano la Costituzione della Serbia”.

L’Articolo 1 definisce la Serbia come stato del popolo serbo e di tutti i cittadini che in esso vivono, fondato sullo stato di diritto e la giustizia sociale, sui principi della democrazia civile, sulle libertà e i diritti umani e delle minoranze e sull’appartenenza ai principi e valori europei. L’inno ufficiale della Serbia è “Bože pravde”, la lingua ufficiale è il serbo, quella scritta è il cirillico, mentre l’utilizzo di altre lingue e scritture è regolato dalla legge. L’elezione del parlamento rimane invariata, i cittadini della Serbia eleggeranno il futuro presidente col sistema diretto e rimarrà in carica per un periodo di cinque anni. La procedura dei cambiamenti della Costituzione è stata modificata, sui cambiamenti costituzionali deciderà il Parlamento con una maggioranza dei due terzi dei deputati, dopo di che dovrà essere approvata mediante referendum e sulla base del 50% più uno dei votanti, e non come adesso mediante la maggioranza dei voti di tutti gli elettori della Serbia.

Nell’ambito delle definizioni territoriali, la Costituzione prevede due province autonome: la Vojvodina e il Kosovo e Metohija, tenendo presente che la loro autonomia sostanziale viene regolata mediante leggi particolari. D’altra parte il Kosovo è incluso anche nel giuramento del presidente della Serbia, sicché lui o lei in occasione del loro insediamento pronunceranno il seguente testo: “Giuro che impegnerò tutte le mie forze per mantenere l’integrità e la sovranità del territorio della Serbia compreso il Kosovo e Metohija come sua parte integrante, così come mi impegnerò per la realizzazione delle libertà e dei diritti umani e delle minoranze, rispettando e difendendo la Costituzione e la Legge, mantenendo la pace e il benessere di tutti i cittadini della Repubblica della Serbia e consapevolmente e responsabilmente adempierò a tutte le mie funzioni”.

Secondo le parole dei costituzionalisti, la Costituzione garantisce tutti i diritti delle minoranze nazionali seguendo gli standard europei. Nell’articolo 75 ai membri delle minoranze nazionali, oltre ai diritti di cui godono tutti i cittadini, vengono garantiti ulteriori diritti, individuali e collettivi. L’articolo 79 garantisce agli appartenenti delle minoranze nazionali il diritto ad esprimersi, mantenere, conservare ed esprimere pubblicamente le specificità culturali etniche e religiose, l’utilizzo dei propri simboli, l’utilizzo della propria lingua e della propria scrittura, le scuole nella lingua madre, informazioni nella propria lingua, e dove compongono una popolazione significativa, la possibilità fare i processi nella propria lingua, scrivere il nome delle vie, i segni topografici e dei luoghi nella propria lingua, il diritto ad associarsi e a collaborare con i loro compatrioti, e in particolare viene vietata l’assimilazione con la forza. In un particolare articolo si dice che la Repubblica della Serbia sottolinea lo spirito di tolleranza e il dialogo multiculturale. La Costituzione porta una serie di novità e per la prima volta introduce le categorie di uguaglianza dei sessi e la difesa dei cittadini, rinforza i diritti dei minori, proibisce la discriminazione, esprime l’orientamento verso i valori europei.

Parlando della Costituzione, il presidente Tadić ha dichiarato che lo statuto adottato non è certo l’ideale, ma che in questo momento è il migliore possibile, e che rappresenta un passo europeo, aggiungendo di provare un certo imbarazzo a causa dell’assenza di un dibattito pubblico. Il premier Koštunica nel suo discorso ha precisato che con la nuova Costituzione la Serbia è un paese fondato sul diritto e ribadisce che il Kosovo e Metohija è sempre stato e rimane una parte integrante del territorio della Serbia.

Alla votazione per la Costituzione hanno partecipato 242 deputati, mentre i partiti di opposizione quali SDU e SDP hanno boicottato la seduta parlamentare. Nel momento dell’adozione della Costituzione, la LDP ha organizzato una protesta davanti all’edificio del parlamento della repubblica, alla quale hanno preso parte un centinaio di cittadini che hanno espresso la loro disapprovazione verso la nuova Costituzione. LDP ha già annunciato il boicottaggio del referendum. La maggior parte dei partiti delle minoranze nazionali hanno annunciato che inviteranno i propri elettori o al boicottaggio o a dichiararsi contrari alla Costituzione.

I rappresentanti delle minoranze nazionali indirizzano la maggior parte delle critiche nei confronti delle norme con le quali la Serbia viene definita uno stato nazionale, nei confronti del ruolo delle minoranze nazionali e rispetto la condizione del Kosovo.

I rappresentanti degli ungheresi della Vojvodina criticano la non avvenuta consultazione delle minoranze ed esprimono insoddisfazione per una, come dicono, insufficiente autonomia di questa provincia. Nella dichiarazione rilasciata per il quotidiano “Politika”, Jožef Kasa, presidente dell’Unione degli ungheresi della Vojvodina afferma che il suo partito non appoggerà la Costituzione, ma che non inviterà al boicottaggio, lasciando la libertà di scelta agli elettori. Bojan Kostreš, presidente del parlamento della Vojvodina ha dichiarato di non essere soddisfatto del livello di autonomia previsto per la Vojvodina e ha aggiunto che gli esperti di diritto valuteranno le norme della Costituzione dopo di che verrà presa la decisione sull’eventuale boicottaggio.

Dall’altra parte Bojan Pajtić, presidente della provincia, considera che la costituzione sia il risultato di un compromesso e che non sia stato possibile rispettare tutte le richieste della Piattaforma del governo della provincia sulla condizione della Vojvodina nella Costituzione.

I rappresentanti albanesi della Serbia meridionale sono insoddisfatti dell’inclusione del Kosovo nel preambolo, affermando che anche loro si dichiarano apertamente per l’indipendenza della provincia. Essi dicono che i partiti politici albanesi non andranno a votare al referendum, e che in futuro voteranno solo per quella costituzione che definisce la Serbia come uno stato dei cittadini.

I rappresentanti dei partiti bosgnacchi sono stati più moderati, mentre la coalizione Lista per il Sangiaccato è per ora l’unica minoranza ad aver invitato i propri elettori a votare per la costituzione. Secondo quanto riportato da B92, il presidente di questo partito, Bajro Omeragić, ha detto che la costituzione rappresenta un passo avanti, e che soprattutto si riferisce ai diritti umani e delle minoranze che sono compresi negli standard di tutti i documenti internazionali. Secondo l’esperto di diritto costituzionale, Zoran Tomić, ripreso da B92, “il tempo insegna a noi giuristi che la costituzione è un atto politico e non di diritto. Ecco perché i giuristi in questo momento devono tacere perché possono risultare sconclusionati se iniziano a discutere con le categorie costituzionali. Semplicemente, non si tratta di una zuppa giuridica, ma di una minestra politica”.

Il referendum per la conferma della Costituzione si terrà il 28 e 29 ottobre, il che si interpreta come un modo per incrementare l’affluenza degli elettori e garantire la maggioranza necessaria per promulgare la Costituzione. Al referendum deve partecipare la maggioranza assoluta degli elettori iscritti, e per far sì che la Costituzione venga adottata devono votare a favore più della metà degli elettori.

La domanda referendaria è la seguente: “siete a favore della conferma della nuova Costituzione della Repubblica della Serbia?”, e sulla scheda elettorale i cittadini dovranno dichiarare “sì” oppure “no”.

Tuttavia , nessuno fino ad ora ha detto chiaramente cosa accadrà se il referendum non dovesse passare. Il presidente del Tribunale costituzionale, Slobodan Vučetić, considera che in quel caso l’unica soluzione sarebbe l’indizione di elezioni per un’assemblea costituente, mentre Stevan Lilić, professore alla Facoltà di diritto, considera che ciò significherebbe la più profonda crisi politica, costituzionale e sociale della Serbia. Tenendo presente ciò, è del tutto comprensibile la generale campagna di tutti i maggiori partiti politici serbi, i quali hanno già iniziato ad invitare i cittadini alla partecipazione al referendum e a votare per la Costituzione. Nelle settimane che seguiranno, sicuramente i cittadini saranno testimoni di una delle più voluminose campagne politiche della Serbia.

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