Il governo olandese decide di decorare i battaglioni che sotto mandato ONU dovevano proteggere l’enclave di Srebrenica negli anni ’90. Silenzio delle istituzioni bosniache, proteste della diaspora e dell’opinione pubblica bosniaca. Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Di Ivan Butina* e Admira Fazlic**
Foto di: Admira Fazlic
Le decorazioni (foto Admira Fazlic)
A sorpresa il governo olandese ha deciso di conferire una decorazione ai soldati dei tre battaglioni che sotto il mandato dell’ONU avevano avuto il compito di difendere l’enclave protetta di Srebrenica negli anni 1994 e 1995, fino alla caduta della città sotto l’assalto delle truppe serbo-bosniache.
Venendo a sapere di questa decisione, l’opinione pubblica bosniaca – sia nella diaspora che in Bosnia-Erzegovina – ha immediatamente reagito con diverse azioni di protesta. Mentre il governo e le altre istituzioni bosniache rimanevano in silenzio.
La protesta della diaspora bosniaca è partita dall’Olanda, dove le associazioni bosniache hanno fissato due azioni di protesta per il 4 dicembre: una davanti al Parlamento all’Aia e una davanti alla caserma ad Assen, dove sarebbe avvenuta la cerimonia di consegna del riconoscimento.
L’Unione Mondiale della Diaspora della BiH (SSD BiH) ha scritto una lettera alla Presidenza, al Consiglio dei Ministri e alle ambasciate bosniache nel mondo, chiedendo perché le istituzioni bosniache non hanno reagito di fronte alla decisione del governo olandese.
Nel frattempo in Bosnia-Erzegovina ad opera della radio studentesca eFM.ba è partita in rete la campagna
aferim (complimenti) che invitava la gente a mandare all’ambasciata olandese in Bosnia-Erzegovina delle cartoline con immagini della tragedia di Srebrenica con sopra la scritta
aferim. La campagna ha raggiunto le 16.000 cartoline inviate in tre giorni, tanto che i media olandesi non hanno potuto evitare di parlarne.
La cerimonia (foto Admira Fazlic)
Al riconoscimento conferito dal ministero della Difesa olandese hanno risposto 500 degli 850 soldati che sono stati a Srebrenica. Nella stessa occasione è stata anche inaugurata una lapide in memoria di due soldati olandesi morti nel corso della missione. Il tutto è stato seguito dai media locali e internazionali.
Nonostante la giornata grigia di pioggia e vento, nella caserma si è respirata l’atmosfera festosa della cerimonia. Quasi ad ogni discorso sono seguiti gli applausi e non è mancato l’accompagnamento della banda musicale; il tutto alla presenza di parenti e amici.
Sia il ministro della Difesa Henk Kamp che il colonnello del battaglione Dutchbat III Karremans – lo stesso che consegnò a Mladic un regalo per lui e per sua moglie il giorno della caduta di Srebrenica – hanno enfatizzato il fatto che i soldati meritano questo riconoscimento e che possono liberamente sentirsene fieri. “Loro hanno avuto un compito difficile allora e hanno agito in condizioni difficili, per poi essere sommersi da critiche al loro rientro in Olanda. Questo non doveva succedere.” ha affermato il ministro.
Durante l’intervista Kamp ha dichiarato che non riesce a capire perché c’è della gente che protesta davanti alla caserma. “L’Olanda aiuta Srebrenica e le destina dei finanziamenti”.
La decorazione di Karremans (foto Admira Fazlic)
Karremans ha invece sottolineato che loro non devono dimenticare il motivo per cui sono stati a Srebrenica, che non devono vantarsi delle decorazioni ricevute, ma che possono liberamente sentirsi fieri. Durante il suo discorso Karremans ha invitato i presenti ad osservare un minuto di silenzio in memoria delle vittime di Srebrenica.
Nel frattempo davanti alla caserma si è tenuta una pacifica azione di protesa organizzata da diverse associazioni bosniache e non. La
Gesellschaft für bedrohte Völker (Società per i popoli oppressi) ha posto davanti all’ingresso principale uno striscione lungo 60 metri con i nomi di 1.806 uomini e ragazzini di Srebrenica e dintorni. I nomi sono stati letti mentre all’interno era in corso la cerimonia.
Tra le persone dentro e fuori la caserma, tra i soldati e i manifestanti, tra cui vi erano numerosi sopravvissuti di Srebrenica, non vi è mai stato alcun contatto. Ci sono stati due momenti di provocazione da parte di persone della caserma (tra cui un isolato dito medio), ma il tutto è stato tenuto sotto controllo dagli organizzatori della protesta e dalla polizia di guardia.
La protesta fuori dalla caserma (foto Admira Fazlic)
I bosniaci della diaspora hanno tenuto a sottolineare che la loro protesta non era diretta ai soldati, i quali anche loro erano strumenti della politica olandese e dell’ONU, quanto contro la decisione del governo olandese. Ma il rammarico e la rabbia più grandi erano diretti alle istituzioni bosniache, che non hanno mosso un dito per difendere la memoria delle vittime di Srebrenica. “Anche se oggi dovessero arrivare delle dichiarazioni di protesta da parte delle istituzioni bosniache sarebbe troppo tardi. Loro si muovono solo per difendere i propri interessi e in questo caso solo perché qualcun altro ha già attirato l’attenzione dei media” ha dichiarato il presidente della Piattaforma BiH in Olanda.
Infatti solo in seguito al diffondersi della notizia della decorazione dei soldati del Dutchbat III, la Presidenza bosniaca ha deciso di convocare l’ambasciatore olandese in Bosnia-Erzegovina per chiedere spiegazioni.
Se in Olanda sono prevalsi i giochi politici di cui la “riabilitazione” dei soldati del Dutchbat III ne è stata una particolare espressione, in Bosnia-Erzegovina e nella sua politica non è successo invece niente di nuovo. I cittadini della Bosnia-Erzegovina sono stati lasciati ancora una volta soli a se stessi.
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Ivan Butina: studente di Scienze Internazionali e Diplomatiche presso la Facoltà di Scienze Politiche “R. Ruffilli” di Forlì e rappresentante dei giovani bosniaci nell’Unione Mondiale della Bosnia-Erzegovina (SSD BiH).
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Admira Fazlic: giornalista freelance, collabora con diversi media olandesi e bosniaci.