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Slovenia: la prima coppia gay “sposata”

29.01.2007   

Nell'ottobre 2006 si è “sposata” la prima coppia gay slovena. Non si tratta di un vero e proprio matrimonio ma di una ufficializzazione della loro unione, secondo quanto prescritto dalla legge slovena. Legge che la comunità gay vorrebbe modificare
Di Svetlana Vasovic-Mekina, Vreme, 18 gennaio 2007 (tit. orig. Gej Slovenije: Problem nestasice dece)

Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Ivana Telebak



Matrimonio gay
La prima coppia omosessuale sposata in Slovenia ha piegato il foglio e ha chiesto al locale Tribunale costituzionale di togliere le parti controverse dalla legge sulla “registrazione delle unioni dello stesso sesso”, approvata nel mese di giugno dell'anno scorso. Mitja Blazic, il presidente della Società per l'integrazione della omosessualità (DIH), e uno degli sposi, insieme al partner Viki Kern, si aspetta che ciò rappresenti “il primo passo per equiparare le relazioni omosessuali con i rapporti familiari delle unioni eterosessuali”, così come è già stato risolto da alcuni stati dell'UE.

“Quest'anno siamo stati testimoni della violenza fisica contro le persone orientate verso lo stesso sesso a Maribor e a Ljubljana, inoltre i vicini di casa hanno letteralmente buttato fuori dal proprio appartamento un giovane malato di AIDS, dopo aver scoperto la diagnosi”, avverte Blazic, insoddisfatto non solo dalla forma della registrazione della propria relazione davanti all'organo comunale di Ljubljana ma anche di una situazione difficile nell'ambito dei diritti umani nel paese. Blazic ricorda che non sono colpiti soltanto gli omosessuali, ma che c'è stato un inasprimento e una riduzione anche nell'ambito della politica d'asilo, che ci sono state delle mosse radicali del governo riguardo le libertà giornalistiche, la diminuzione dei diritti di alcune comunità religiose, i tentativi di limitare i diritti costituzionali delle donne - interruzione gratuita della gravidanza - e l'abolizione di alcuni diritti sociali conquistati tanto tempo fa...

Tutto questo è motivo di preoccupazione e richiede una pronta reazione da parte dei responsabili a livello statale e della società civile, se non vogliamo che in Slovenia inizino a regnare gli stereotipi, il populismo, l'odio e la paura, dice il presidente del DIH e aggiunge che non possiamo tacere perché “non dobbiamo accettare che i diritti e le libertà fondamentali vengano diminuiti”. Per quanto riguarda i diritti degli omosessuali sloveni, spera che il tribunale Costituzionale riconosca finalmente il diritto alla successione e in questo modo li renda uguali alle coppie eterosessuali. Desidera ottenere l'abolizione della norma in vigore per la successione nelle unioni omosessuali, poiché “la legge non può regolare questo diritto in base al modo di vita dell'individuo”, dunque prendendo in considerazione il suo orientamento sessuale. Questo non è in accordo nemmeno con la costituzione slovena, che dice che siamo tutti uguali, afferma Blazic.

La comunità gay della Slovenia crede che il sistema della successione della proprietà dopo la morte di uno dei partner sia discriminante, perché si differenzia in alcuni punti importanti dal “regolamento generale” di tale materia. Per cui il partner in vita adesso può tenere conto solo della propria parte di proprietà comune, perché la legge attuale non gli riconosce il diritto nemmeno alla parte indispensabile. Se, invece, i giudici costituzionali non ascolteranno le richieste della comunità gay slovena, il presidente del DIH promette una denuncia presso il Tribunale europeo per i diritti umani a Strasburgo.

Blazic e Kern dal mese di ottobre di quest'anno [2006 ndt.] vivono come “unione di partner registrata”, e poco prima della cerimonia in Comune hanno annunciato che abbatteranno la legge che i deputati hanno approvato lo scorso anno, legge che consente agli omosessuali di ufficializzare la relazione al posto del classico matrimonio, che è ancora riservato soltanto agli eterosessuali. Insoddisfazione ha suscitato anche il fatto che di non aver potuto fare un vero matrimonio per i cugini e gli amici nella sala riservata ai matrimoni nella fortezza di Ljubljana, ma hanno fatto una “cerimonia” nella pausa pranzo di un giorno lavorativo, in un piccolo ufficio dell'addetto ai matrimoni. Dopo una veloce lettura del discorso dell'addetto ai matrimoni e la firma dei documenti (senza il paragrafo per i testimoni), gli sposi si sono lamentati, arrabbiati perché tutto è durato “meno di cinque minuti”. L'addetto ai matrimoni non ha destato alcuna preoccupazione, perché la stanza era adeguata al regolamento - era “sistemata e illuminata, con i simboli dello Stato secondo il regolamento”. L'atmosfera festosa, non è prevista dal regolamento.

Mitja e Viki hanno subito detto che non hanno deciso di fare una “registrazione” umiliante dopo sette anni di vita in comune solo per “approvare la fedeltà reciproca”, ma perché in questo modo gli si apre la via legale per i ricorsi davanti alle attuali istituzioni dell'UE. Non hanno chiarito se prenderanno la strada dei colleghi di Spagna, dove una coppia gay di Barcellona il 30 settembre è riuscita ad adottare il loro primo bambino. Così per la prima volta una coppia maschile ha adottato un bambino di un anno, poiché la Spagna cattolica, in accordo con la prassi europea, un anno fa ha approvato la legge che permette agli omosessuali non solo di sposarsi ma anche di adottare dei bambini.

Gli sposi di Barcellona, la cui identità non è stata rivelata, hanno superato tutte le barriere burocratiche a casa, dopo di che il tribunale gli ha confermato i documenti per l'adozione, nello stesso modo in cui, nei mesi scorsi, sono riuscite a farlo anche le comunità delle lesbiche. Nonostante ciò l'associazione spagnola degli omosessuali non è soddisfatta è indica che la prassi e la teoria non vanno di pari passo. In Spagna sono a disposizione pochi bambini per le adozioni, per cui il presidente dell'associazione degli omosessuali spagnoli Rafael Salazar protesta perché gli stati con molta popolazione, come Russia, Cina e i paesi latino americani, non permettono ai gay e alle unioni matrimoniali lesbiche l'adozione dei bambini. L'unico paese che lo permette è la Repubblica sud africana, ma là a causa di un'enorme richiesta per avere un bambino si aspettano più di otto anni, a causa di una offerta limitata.
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