Il Kosovo in Consiglio di Sicurezza
21.03.2007
scrive Luka Zanoni
Una seduta del Consiglio di Sicurezza
Messa una pietra tombale sui negoziati di Vienna la questione Kosovo è arrivata oltreoceano, presso il Palazzo di Vetro ONU. Con i primi dissidi. Una rassegna di quanto avvenuto negli ultimi giorni
Martti Ahtissari, rappresentante speciale delle Nazioni Unite, ha terminato il suo lavoro di negoziazione. Dopo l’ennesimo nulla di fatto nel raggiungimento di un punto d’incontro tra la delegazione di Pristina e quella di Belgrado sul futuro status del Kosovo, la questione adesso viene giocata in un campo tutto internazionale, lasciando in disparte le formazioni antagoniste.
Il 15 marzo scorso Albert Rohan, vice di Ahtissari, ha consegnato al Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon, la proposta di soluzione per lo status del Kosovo, insieme al rapporto stilato da Ahtissari sulle norme da adottare per il futuro assetto della provincia.
Stando alle indiscrezioni circolate sulla stampa la proposta di soluzione dell’inviato dell’ONU fa esplicito riferimento ad un’indipendenza del Kosovo sotto supervisione internazionale, quale unica possibilità per uscire dall’impasse attuale.
Secondo il portavoce dell’inviato dell’ONU, Remy Durlo, “Ahtissari spera che il documento sia pronto e che arrivi sul tavolo del Consiglio di sicurezza entro la fine di questo mese. Dopo di che, il Consiglio di sicurezza deciderà quando desidera discuterne, ma ancora non è noto quando ciò accadrà. È però chiaro che non sarà in marzo, ma molto probabilmente in aprile”.
Una data possibile per la discussione della proposta di Ahtissari presso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite potrebbe essere il 3 o 4 aprile, quando la Gran Bretagna avrà la presidenza mensile di questo organismo.
Nel frattempo, sempre a livello internazionale, si è sollevata un po’ di polvere. Il 19 marzo scorso il capo della missione ONU in Kosovo (UNMIK) Joachim Rücker, durante una seduta a porte chiuse del Consiglio di Sicurezza, ha presentato il rapporto sul raggiungimento degli standard in Kosovo e sulla condotta della missione UNMIK. Il rapporto trimestrale di Rücker è stato fortemente criticato dall’ambasciatore russo presso le Nazioni Unite, Vitali Curkin, il quale furioso avrebbe abbandonato la seduta.
“Sono stato molto innervosito quando ho ascoltato l’esposizione del signor Rücker, perché lui praticamente ha suggerito l’indipendenza, al posto di parlare di come procede l'implementazione della Risoluzione 1244 in Kosovo. Se qualcuno avesse chiuso gli occhi avrebbe pensato che a parlare fosse Martti Ahtissari e non Rücker”, ha precisato Curkin.
In seguito è stato lo stesso Curkin a smentire di aver abbandonato in modo rabbioso la seduta del Consiglio di Sicurezza. L’ambasciatore russo ha spiegato di aver lasciato la seduta perché ne aveva un’altra fissata lo stesso giorno, e che al suo posto è rimasto il suo vice. Una dichiarazione che riporta alla normalità quello che sui media appariva già come una seria lite diplomatica.
Ad ogni modo Curkin non ha smentito di aver accolto con fastidio l’esposizione di Rücker, perché al posto di “parlare del suo lavoro e dell’implementazione degli standard, egli ha praticamente passato tutto il tempo a suggerire la necessità che il Consiglio di Sicurezza adotti quanto prima la decisione sull’indipendenza del Kosovo”.
Secondo la Russia invece è necessario proseguire coi negoziati sul futuro status del Kosovo e trovare un accordo accettato da entrambe le parti in causa. Un punto di vista che è stato accolto con favore dal premier serbo Voijslav Kostunica.
L’ambasciatore russo non si è espresso invece sulla possibilità che Mosca utilizzi il veto in seno al Consiglio di Sicurezza al fine di bloccare la proposta di indipendenza, seppur condizionata da una presenza internazionale.
Se da un lato è assodata la serietà della Russia nell’opporsi al piano di Ahtissari, non è così scontato invece che Mosca sollevi automaticamente il veto alla proposta di una nuova risoluzione del Consiglio di Sicurezza.
“Noi non possiamo essere più serbi dei serbi e non possiamo annunciare che, a prescindere da qualsiasi condizione, bloccheremo una soluzione che non va bene ad entrambe le parti. Tutto dipende dalla loro posizione”, aveva precisato la scorsa settimana il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov.
L’impressione è che in questa fase Mosca stia tentennando, facendo il possibile per rinviare il voto su una nuova risoluzione dell’ONU.
Secondo Goran Svilanovic, ex ministro degli Esteri serbo e attuale funzionario del Patto di Stabilità per il Sud Est Europa, si potrebbe dire che “oggi sulla scena c’è un’unanimità di interessi della Russia e della Serbia, e cioé che per quest’anno non venga presa alcuna risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Sia Belgrado che Mosca sono favorevoli ad uno status quo”.
Dal canto suo Dusan Janjic, direttore del Forum per le relazioni etniche, ha precisato che “la Russia momentaneamente non desidera discutere del Kosovo prima dell’inverno, sia per la situazione politica interna, in cui si deve decidere chi sostituirà Putin, sia per la situazione di politica estera. Mosca non desidera consumare un incontro del G8 per discutere di un paese balcanico, quando il tema principale è l’Iran”.