Sullo status del Kosovo ancora pieno stallo. Secondo il quotidiano belgradese Blic si discuterebbe ora in seno alla comunità internazionale dell'ipotesi Hong Kong. L'ennesima boutade o qualcosa di più?
Il vecchio modello di Hong Kong: secondo il quotidiano di Belgrado Blic sarebbe questa la nuova ipotesi negoziale in merito allo status futuro del Kosovo. Secondo “fonti vicine” al Gruppo di Contatto - il forum di mediazione sui Balcani composto da Usa, Russia, Germania, Francia, Italia e Gran Bretagna - sarebbe questa l'ultima opzione dibattuta in seno alla comunità internazionale per superare lo stallo nei negoziati tra Pristina e Belgrado.
Tale ipotesi prevede uno status transitorio – ma ben definito – di lungo periodo: la Provincia rimarrebbe formalmente entro i confini della Serbia ma acquisirebbe i connotati di uno 'Stato nello Stato', di fatto indipendente sebbene sotto tutela europea.
L'ipotesi - tutta da verificare - postula che Pristina possa partecipare fin da subito alle istituzioni internazionali, Onu esclusa, e sottoscrivere accordi economici bilaterali o multilaterali.
Secondo il quotidiano Blic non sarebbe invece contemplato un esercito kosovaro propriamente detto, mentre verrebbe rimandata a tempi lunghi l'eventuale formalizzazione, a condizioni prestabilite, della piena indipendenza giuridica.
Da una parte la Serbia potrebbe rivendicare la vittoria di non aver permesso una secessione di parte del proprio territorio, vittoria formale più che sostanziale, dato che il Kosovo è già da anni al di fuori del controllo di Belgrado. E' ormai palese che molti politici nella capitale serba si ergano a risoluti difensori del Kosovo più per raccogliere voti che non perché abbiano a cuore il futuro di quella Provincia.
L'ipotesi Hong Kong garantirebbe ai kosovari un'indipendenza
de facto subito e quella
de iure più avanti. Certo, per ora mancherebbero alcuni simboli (il seggio all'Onu) e un esercito, ma i kosovari potrebbero finalmente pensare in modo sereno al proprio futuro, concentrandosi sui bisogni del paese e non più sulla questione dello status.
Per tutti, comunità internazionale compresa, si allontanerebbe lo spettro della divisione del Kosovo. Nel caso infatti si temporeggiasse ancora troppo a lungo vi è il rischio concreto di una dichiarazione unilaterale d'indipendenza del Kosovo da parte albanese, a cui corrisponderebbe una speculare reazione da parte delle aree del nord del Kosovo abitate da serbi. Con conseguenze drammatiche.
Anche per l'Unione Europea quella di Hong Kong potrebbe essere un'ipotesi per evitare di spaccarsi. Potrebbe ottenere il sostegno di Stati come Spagna, Cipro e Grecia che per ragioni diverse sono perplessi rispetto ad un'indipendenza che arrivasse tout court, senza l'avvallo Onu. E infine la missione europea ormai programmata in sostituzione dell'Unmik avrebbe un mandato politico chiaro: portare il Kosovo in Europa entro la fine di questa fase transitoria, e prima del Kosovo portare in Europa la Serbia.
Se nel frattempo l'Unione Europea dimostrerà di non essere esclusivamente un'Unione di Nazioni con la N maiuscola, ma qualcosa di diverso, non sarà un problema se lo status definitivo verrà deciso con un referendum. E se il Kosovo divenisse indipendente.
Venerdì prossimo verranno riaperti i negoziati diretti tra Pristina e Belgrado. Si capirà rapidamente se “l'ipotesi Hong Kong” discussa dai media porterà a nuovi spiragli negoziali e se Russia e Stati Uniti intendano trovare un accordo sul futuro di questa Provincia.