Lo "Schloss Weikersdorf" di Baden
Nell'antico castello di Baden si è svolto l'ultimo incontro tra le delegazioni di Pristina e Belgrado all'interno del processo negoziale guidato dalla "trojka". Come previsto, le posizioni rimangono distanti, quanto lo erano due anni fa. Un reportage della nostra inviata
E' un vecchio castello, quello che tenta di diventare parte della storia del Kosovo. Un castello carico di secoli, e in questi giorni così saturo di parole e di politica da dare un leggero senso di vertigine. Era il tredicesimo secolo quando lo Schloss Weikersdorf fu costruito da Hugo von Weiherburg, figlio del principe Otto a Baden, piccolo centro austriaco noto soprattutto per le acque termali. In questo luogo in molti vengono per curare vecchi malanni. Ora è stato scelto come sede per l'ultimo incontro negoziale tra le delegazioni di Belgrado e di Pristina nel negoziato sullo status finale del Kosovo. Riusciranno le terme di Baden a curare l'antica frattura tra serbi ed albanesi? Questa volta sembra proprio che le famose acque curative non avranno effetto. Fuori nevica forte, mentre decine di giornalisti attendono senza ansia particolare di sapere cosa succede nel grande salone dello Schloss Weikersdorf. Un giorno, il nome di questo castello potrebbe risuonare nella storia orale e scritta del Kosovo. Quel che è certo è che nei suoi corridoi si rincorrono una serie di “no” chiarissimi a tutti i tentativi di accordo. I grandi tappeti ornati di magnifici fiori rossi non sembrano aver ispirato i politici che in questi giorni li hanno calcati.
I primi ad arrivare sono i leader della delegazione albanese-kosovara. Tutti sembrano convinti che non ci sarà nessun accordo, e nelle loro voci non risuona alcuna ansia particolare. “La Serbia farebbe bene a porgere la mano e congratularsi per la nostra indipendenza”, dice Veton Surroi, guida di partito riformista Ora, vestito in modo informale e sportivo. Da parte albanese si ritiene di essere arrivati alla fine di un lungo processo negoziale, e non si vuole più proseguire su questa strada. Hashim Thaci, leader del Pdk e prossimo primo ministro del Kosovo, ancora non si sbilancia nell'annunciare una data precisa per la dichiarazione di indipendenza, ma dice a chiare lettere che la Serbia non può più dire cosa è bene e cosa è male per il Kosovo.
Nel frattempo il presidente Fatmir Sejdiu esce raramente dall'albergo in cui è sistemata la delegazione albanese, sempre seguito da uno stuolo di telecamere. Quella serba ha deciso di presentarsi soltanto un paio d'ore prima dell'incontro negoziale. Il primo a presentarsi è il presidente Boris Tadic, che scende da una grossa automobile targata Belgrado. E' aperto e gentile con i giornalisti, e ripete di sperare ancora in un accordo. Un accordo, però, che sia accettabile per entrambe le parti, e non per una soltanto. “Questo scenario”, dichiara Tadic, “è per noi inaccettabile e porterebbe ad una destabilizzazione dell'intera regione”. Il premier serbo, Vojislav Kostunica, arriva più tardi, ed afferma in modo chiaro davanti alle telecamere che “la Serbia non si lascerà sottrarre una parte del proprio territorio sovrano, e farà di tutto per proteggere la propria integrità”. Le sue dichiarazioni, in serbo e poi inglese, sono accompagnate da pochi gesti. Poi Kostunica si affretta ad andare via, senza accettare ulteriori domande dalla stampa.
Dei rappresentati della “trojka” nominata dal Gruppo di Contatto, il primo a farsi vedere è Aleksander Botsan-Harcenko, il rappresentate russo, che però rifiuta qualsiasi commento. Più tardi, però, farà chiaramente capire che la Russia preme perché tra Pristina e Belgrado continuino a trattare anche dopo il 10 dicembre, data di scadenza dell'attuale tornata negoziale. Il suo omologo tedesco, Wolfgang Ischinger, che rappresenta l'Unione Europea, invita i due contendenti ad utilizzare l'occasione che gli viene fornita per giungere ad un accordo. Quando, però, gli viene chiesto se ha notato qualche segno per continuare a portare avanti il negoziato, risponde di no. Vari testimoni presenti al negoziato fanno capire che il nervosismo all'interno della “trojka”sembra essere molto alto.
E' la sesta volta in quattro mesi che le delegazioni di Pristina e Belgrado si siedono intorno al tavolo negoziale ma, fino ad oggi, non sembra esserci stata alcuna evoluzione significativa. La Serbia continua ad offrire un'autonomia sostanziale, nel tentativo di preservare la propria competenza sul controllo dei confini, sulla politica estera e di difesa, e un unico seggio di rappresentanza alle Nazioni Unite. Pristina risponde offrendo collaborazione, ma solo nella condizione di due stati indipendenti e sovrani.
“Non ho percepito niente di nuovo nelle proposte fatte da Belgrado”, dice Skender Hyseni, portavoce dei negoziatori di Pristina, rispondendo alle parole di Tadic e Kostunica che avevano preannunciato novità all'interno del pacchetto negoziale. “La Serbia sta cercando di creare una situazione di conflitto latente”, ha detto ancora Hyseni. Per Hashim Thaci la Serbia, con la sua proposta di autonomia sostanziale, non fa altro che guardare al passato. “Abbiamo aspettato abbastanza”, ha dichiarato poi Thaci, mettendo in chiaro che per lui il 10 dicembre rappresenta la fine dei negoziati, e che è venuto il tempo di prendere delle decisioni sullo status.
Da parte serba, il ministro serbo per il Kosovo e Metohija, Slobodan Samardzic, ha dichiarato che agli albanesi è stata già promessa l'indipendenza, ed ecco perché la delegazione di Pristina non è aperta a nessuna forma di compromesso, e non vuole più aspettare. Samardzic ha continuato affermando che la Serbia reagirà come farebbe ogni altro paese europeo nel caso in cui qualcuno tentasse di sottrarle parte del proprio territorio. Tadic, in generale, sembra continuare a proporre un approccio più moderato, anche nel caso di una dichiarazione di indipendenza del Kosovo.
Anche questi tre giorni di incontri a Baden, non hanno portato niente di nuovo. Le parti non si sono mosse di un centimetro da dove si trovavano due anni fa, quando fu iniziato il processo negoziale. Ma almeno a livello informale, a Baden qualcosa di nuovo è successo: le due delegazioni, invitate dai membri della “trojka”, hanno accettato l'invito a cenare insieme. Tadic si è seduto vicino a Ceku, Sejdiu ha mangiato a fianco di Samardzic. Durante la cena hanno parlato di tutto, tranne che dello status. Kostunica, invece, ha preferito declinare l'invito, e per cenare si è recato in un altro ristorante.