Uno sguardo ad est
14.01.2008
scrive Nicola Falcinella
Dal 17 al 24 gennaio il Trieste Film Festival. Un appuntamento irrinunciabile per chi segue il cinema dell’Europa centrale e orientale, un punto d’osservazione su un’Europa che si trasforma
Il ceco Jiri Menzel con il suo ultimo film, il bel “Ho servito il re d’Inghilterra”, l’ungherese Istvan Gaal, l’austriaco Ulrich Seidl e il meglio dell’annata balcanica. Ma anche Tullio Kezich sceneggiatore e produttore, una rassegna sui film tratti dai libri di Italo Svevo e di Arthur Schnitzler e i “Confini d’Europa” raccontati da Corso Salani. Questo e tanto altro il contenuto del 19° Trieste Film Festival – Alpe Adria dal 17 al 24 gennaio (Cinema Excelsior e Ariston e Teatro Miela, informazioni www.triestefilmfestival.it), che si annuncia con circa 150 titoli di tutte le durate.
Un appuntamento irrinunciabile per chi segue il cinema dell’Europa centrale e orientale, un punto d’osservazione su un’Europa che si trasforma. Paesi dinamici anche sul fronte cinematografico, non a caso diversi dei premi ottenuti dal cinema europeo negli ultimi anni (Tanovic, Cvitkovic, Puiu, Porumboiu, Zvyagintsev, Zbanic) provengono da quest’area. Il concorso lungometraggi comprende 12 opere in anteprima italiana, con produzioni da Slovenia, Bosnia, Austria, Ungheria, Serbia, Germania, Turchia, Polonia, Repubblica Ceca e Danimarca. Spicca “Import Export” dell’austriaco Ulrich Seidl.
Come sempre interessanti anche i concorsi cortometraggi e documentari. Più del solito le sezioni tematiche. Per chi cerca le novità da non perdere la panoramica sulla Moldovia, forse il Paese meno “visto” del continente: nella lente dell’obiettivo i giovani autori che cercano, pur con mezzi scarsi, di ridare respiro a una cinematografia che in passato ha prodotto grandi come Emil Lotijanu, autore del capolavoro “I lautari”. Confermata la sezione “Zone di cinema” con i lavori realizzati in Friuli Venezia Giulia. Da segnalare il film di Fulvio Bernasconi sulla boxe clandestina “Fuori dalle corde”, girato fra Trieste e la Croazia con Maja Sansa e Michele Venitucci, vincitore al Festival di Locarno del Pardo per il miglior attore. E ancora il documentario “Il mare in una stanza” di Conversano e Grignaffini con la città di Saba, Svevo e Joyce raccontata da Mauro Covacich.
Evento speciale della serata d’apertura sarà il film di Menzel dal romanzo di Bohumil Hrabal, una coppia regista – scrittore cui Alpe Adria ha già dedicato un omaggio negli anni scorsi. Una coloratissima pellicola fuori dal tempo (e purtroppo non ancora acquistata da nessun distributore italiano) che vede un bizzarro cameriere (interpretato da un buffo e bravissimo Ivan Barnev) alle prese con i totalitarismo del XX secolo. Legame ideale con questa proiezione ha l’evento speciale “Praga 1968: la fine della primavera”. Quarant’anni dopo, alcuni documentari d’epoca e d’autore (Schorm, Vacek, Nemec, Trancik) ricostruiscono la memoria e testimoniano l’anelito di libertà che alimentò quella breve stagione.
La monografia su un autore di spicco dell’area sarà dedicata all’ungherese Gaal, scomparso pochi mesi fa, protagonista dell’onda che negli anni ’60 e ’70 portò il cinema del suo Paese alla ribalta internazionale. Anche fotografo e documentarista (fondamentale la sua biografia del musicista Béla Bartók), è stato più volte in concorso a Cannes, dove ha ottenuto il premio della giuria nel 1970 con “I falchi”, la sua opera più bella.
Ogni anno Trieste dà spazio agli adattamenti per lo schermo di opere di grandi scrittori. Le storie di Schnitzler, che in vita lavorò anche come sceneggiatore (fra gli altri per Max Ophuls), sono state tante volte rese in immagini: più spesso per la tv in trasposizioni mediocri, a volte (Stanley Kubrick con “Eyes Wide Shut”) da autori con la maiuscola in pellicole di grande rilievo. Sorte simile a quella di Svevo (in questo caso il capolavoro è “Senilità” di Mauro Bolognini del ’62), ricordato negli 80 anni dalla morte. Alcune riduzioni televisive e teatrali dello scrittore triestino sono state fatte da un suo concittadino, Tullio Kezich, anch’egli omaggiato come autore oltre che come critico.
(Nicola Falcinella)