Tra novità e classici, domani (15 gennaio) prende il via la ventesima edizione del Trieste Film Festival. Un nutrito programma con numerosi ospiti e 150 film. Dodici i titoli in concorso
Apre Madonna e chiude Miki Manojlović. Il Trieste Film Festival alla ventesima edizione - era nato come Alpe Adria in tempo di grandi scossoni e poi di tragedie nell’Europa centrale e orientale ed è diventato un punto di riferimento per chi s’interessa a quelle aree – si presenta tra novità e classici.
Giovedì sera (15 gennaio) per l’apertura c’è “Filth and Wisdom – Oscenità e saggezza”, bizzarro e interessante esordio dietro la macchina da presa di Madonna con Eugene Hütz dei Gogol Bordello protagonista. Parrebbe una scelta fuori dalle corde e dall’area della manifestazione se il film (già passato ai festival di Berlino e Torino) non fosse ambientato a Londra e così slavo (anche se per certi versi racconta un inizio carriera musicale con molto in comune con quello della regista) nello spirito e nell’ironia.
A chiudere, giovedì 22 (informazioni e programma su:
www.triestefilmfestival.it, infoline: 345/6060072) c’è “The World is big and Salvation lurks around the Corner” di Stephan Komandarev. Manojlović compie con il giovane nipote un viaggio terapeutico attraverso l’Europa che si conclude proprio a Trieste.
Nel mezzo un bel programma con circa 150 film, diversi dei quali in anteprima internazionale o italiana, e vari ospiti. A cominciare dai grandi che tra venerdì e domenica terranno masterclass con studenti di cinema di tutto l’est Europa: nell’ordine Jerzy Stuhr (attore per Kieslowski e Wajda ma anche ne “Il caimano” e regista del toccante “Storie d’amore”), il regista polacco Andrej Zulawski e la regista ungherese Marta Meszaros. Domenica sera, dedicata al ventesimo della caduta di Berlino, al termine di tre cortometraggi Massimo Zamboni presenterà in esclusiva lo spettacolo “Sonata a Kreuzberg – Protezione scoppio e nuova fuga nella Berlino dei muri” in lettura, narrazione e canto.
Il ricco concorso presenta 12 titoli. Spicca su tutti il kazako “Tulpan” di Sergey Dvortsevoy (la sorpresa di Cannes 2008, vincitore della sezione
Un certain regard) e poi il tedesco “Wolke 9 – Nono cielo” di Andreas Dresen (due anni fa Alpe Adria gli dedicò una personale), l’ungherese “Delta” di Kornel Mondruczo e il bosniaco “Snijeg – Neve” di Aida Begić. In più “Diorthosi – Correzione” di Thanos Anastopoulos, che è il pezzo più pregiato dell’interessante panoramica (in due parti, la seconda nel 2010) sul “Cinema greco: film dal margine”. Otto lungometraggi e altrettanti corti da un Paese così vicino e così poco, almeno sullo schermo, conosciuto.
In gara anche “Turneja – La tournée” di Goran Marković, uno dei grandi del cinema serbo che torna a parlare della guerra nei Balcani. E ancora il ceco “I Karamazov” di Petr Zelenka, il nuovo film (dopo 17 anni dal precedente!) di Jerzy Skolimowski “Cztery noce z Anna – Quattro notti con Anna” e il polacco premiato a Locarno “33 sceny z zycia – 33 scene di vita” di Malgoska Szumowska e “Prognoza – Previsione” della bulgara Sophia Zomitsa già nota per “Mila from Mars”.
Tra i cortometraggi saranno 18 quelli in gara (tra questi “Vem” dello sloveno Jan Cvitkovic) e 15 i documentari, sezione di grande prestigio che riscuote sempre più interesse. Fuori concorso “Rata neće biti – La guerra non ci sarà” di Daniele Gaglianone (che sarà in giuria), lunga ricognizione nella Bosnia di oggi, tra Sarajevo e Srebrenica, con alcune storie fortissime.
Tra le altre sezioni la personale “Associazioni imprevedibili. Il cinema di Walerian Borowczyk” con le opere animate e dal vero del cineasta franco-polacco, la rassegna su James Joyce nel centenario del mitico Cinema Volta che fondò a Dublino e la retrospettiva “Giacomo Gentiluomo”, regista triestino che negli anni ’40 e ’50 si prestò con passione al cinema popolare e di genere dai "Maciste" ai “Karamazov”.
Infine la novità “Muri del suono” dedicata alla musica, concerti al Teatro Miela, la sezione “Zone di cinema” (i lavori friulani e giuliani che quest’anno avranno anche un premio) e l’anteprima dell’ultimo lavoro di Corso Salani “Le vite possibili”. Quest'ultimo, un amico e assiduo frequentatore del festival che “dalle tante ore filmate” per la serie di sei documentari “Confini d’Europa” ha estratto altre storie e altre osservazioni sul Vecchio continente.