Zagabria dopo la vittoria di Tadić
08.02.2008
Da Osijek,
scrive Drago Hedl
Soddisfazione a Zagabria per la sconfitta di Tomislav Nikolić. La Croazia teme tuttavia che il mutato quadro politico regionale possa ora portare al sorpasso da parte di Belgrado nella corsa per l’ingresso nell’Unione Europea
La vittoria di Boris Tadić al secondo turno delle elezioni presidenziali è stata accolta dalla Zagabria ufficiale con sollievo ma anche con un certo malessere. Sollievo perchè la vittoria del radicale Tomislav Nikolić, date le sue dichiarazioni sul non riconoscimento del confine con la Croazia, avrebbe sollevato un ulteriore problema di vicinato; malessere in quanto la vittoria di Tadić apre la strada alla possibilità che la Serbia possa raggiungere o addirittura superare la Croazia nel percorso verso l’Unione Europea.
Il presidente croato Stipe Mesić ha voluto essere tra i primi a congratularsi con Tadić, dichiarando che la Croazia resta fedele “alla piena normalizzazione della situazione in Europa sud-orientale”, e che “in questo contesto attribuisce particolare importanza ai rapporti con la Serbia”. Il premier Ivo Sanader, poi, ha salutato la vittoria di Tadić come la vittoria delle “forze pro-europee”, affermando che la Serbia “avrà il sostegno della Croazia nel processo di integrazione”. Ma quando i giornalisti gli hanno chiesto se la vittoria di Tadić potrebbe portare ad un ingresso comune di Serbia e Croazia nell’Unione Europea, ha risposto: “Questo non accadrà!”
Al riguardo Sanader ritiene che, rispetto alla Serbia, la Croazia abbia qualche anno di vantaggio sul cammino verso l’UE, e che i problemi sorti con Bruxelles a seguito dell’approvazione da parte di Zagabria della zona ittico-ecologica di protezione (ZERP) nell’Adriatico, non avranno ripercussioni sul processo di adesione della Croazia. Anche se al momento i negoziati sono bloccati e Zagabria si trova di fronte ad un ultimatum, e che potrebbe davvero verificarsi un’interruzione delle trattative se non viene ritirata la decisione sull’approvazione della ZERP, Sanader dichiara che i negoziati con l’UE saranno conclusi entro la fine del prossimo anno. In questo caso, afferma, la Croazia entrerebbe in UE nel 2010. Gli esperti invece avvertono che la data “reale” potrebbe essere il 2012, ma c’è anche chi è meno ottimista e vede questa data ancora più in là.
Una parte degli analisti politici ritiene che la vittoria del radicale Tomislav Nikolić, per quanto possa apparire paradossale, sarebbe stata migliore per la Croazia, in quanto sarebbe stata Zagabria, e non Belgrado, a godere delle concessioni politiche di Bruxelles. Alcuni osservatori affermano infatti che Nikolić, a prescindere dalla bellicosa retorica che ha caratterizzato le sue precedenti uscite pubbliche su pretese territoriali nei confronti della Croazia e lo spostamento dei suoi confini orientali molto più a occidente, non avrebbe rappresentato nessun pericolo per Zagabria. Questo in primo luogo perchè Nikolić si è astenuto da tali dichiarazioni durante la campagna elettorale, ma a maggior ragione per il fatto che Zagabria, ed ora è del tutto certo, in aprile sarà invitata al consiglio della Nato a Bucarest.
Questi analisti ritengono anche che proprio tale retorica di Nikolić abbia avuto come conseguenza il fatto che ora il sostegno dei cittadini croati all’entrata nella Nato sia superiore al 50%. L’ombrello di questa potente organizzazione militare, secondo gli osservatori, è infatti vista dai cittadini come la migliore difesa nei possibili conflitti con il vicino a est. Per di più, se in Serbia avesse vinto Nikolić, l’Unione Europea sarebbe stata più indulgente nei confronti della Croazia, mentre ora che ha vinto Tadić, Bruxelles si rivolgerà di più verso Belgrado.
Anche se è difficile concordare con queste posizioni - in quanto Serbia e UE non hanno ancora firmato il Patto di Associazione e Stabilità, cosa che la Croazia ha fatto già nel 2001, il che significa che Zagabria, almeno in linea teorica, ha un vantaggio di 7 anni rispetto a Belgrado - nella metropoli croata, nonostante il brillante ottimismo, c’è apprensione. La politica ufficiale croata si è sempre irrigidita ogni qual volta è stata menzionata la possibilità che i paesi dei Balcani occidentali entrassero in blocco nell’UE. Quando Zagabria è avanzata sensibilmente sulla strada verso l’UE rispetto al resto dei Balcani occidentali, queste paure sono venute meno.
La sospensione dei negoziati dovuta all’approvazione della zona ittico-ecologica, tuttavia, e l’entusiasmo di Bruxelles per l’elezione di Tadić e la conseguente sconfitta dei radicali di Nikolić, hanno reso di nuovo attuali gli incubi di Zagabria. Questo perchè la Slovenia già da tempo insiste sulla necessità di accelerare il processo di adesione della Serbia all’UE, mentre dall’altro lato – secondo le valutazioni dei vertici della politica croata – fa di tutto per rallentare la via di Zagabria.
La Zagabria istituzionale è particolarmente preoccupata per il fatto che la Serbia, nel vocabolario degli incaricati dell’Unione, viene sempre più spesso chiamata “il paese guida della regione”, benché la Croazia abbia sempre considerato questo ruolo come proprio. Inoltre, dopo l’esempio di Romania e Bulgaria, Zagabria ha ben chiaro che quando Bruxelles ha motivo e volontà di accelerare i negoziati, questo avviene. Il ritardo della Serbia rispetto alla Croazia sulla strada per l’UE, che si calcola tra i 5 e i 7 anni, sotto questo profilo non sembra un vantaggio irrecuperabile.
La vittoria di Boris Tadić e l’attenzione di cui godrà ora la Serbia – proprio nel momento in cui la Croazia, a causa della zona ittico-ecologica, attraversa la fase più difficile dei suoi rapporti con l’UE negli ultimi 8 anni – hanno dunque preoccupato la Zagabria ufficiale. Il premier Sanader, esattamente il giorno dopo la vittoria di Tadić, ha chiesto ai suoi ministri di “mettere la quinta” e di pensare ad un piano per accelerare i negoziati con l’UE che sono caduti in una seria crisi.
Per Sanader è chiaro che il freno che ha rallentato i negoziati con l’UE è la questione della zona ittico-ecologica (ZERP). Al premier è tuttavia altrettanto chiaro che, dopo la vittoria di Tadić in Serbia, bisognerà togliere questo freno per non rischiare che Belgrado sorpassi Zagabria sulla strada per Bruxelles.