La Serbia europea di Tadic
05.02.2008
Da Belgrado,
scrive Danijela Nenadić
Secondo la maggior parte degli analisti serbi l’elezione di Boris Tadic come capo di stato rappresenta il proseguimento della strada europea della Serbia. Ma ora le difficoltà gravitano sulla tenuta del governo in carica
Boris Tadic, candidato del Partito democratico (DS) è stato rieletto presidente della Serbia. Tadic al ballottaggio delle elezioni presidenziali tenutosi il 3 febbraio ha battuto Tomislav Nikolic, il candidato del Partito radicale serbo (SRS).
L’affluenza eccezionalmente alta è la caratteristica principale delle elezioni appena concluse. Ai seggi elettorali si è recato il 67,6% degli elettori o più di 4,5 milioni di cittadini della Serbia. Secondo i dati della Commissione elettorale della Repubblica, sulla base del 98,8% dei voti scrutinati, Tadic ha ottenuto il 50,57% (2.257.105 voti), mentre per Nikolic ha votato il 47,7% degli elettori (2.129.043 voti).
Dopo il primo turno, Nikolic aveva a disposizione un importante capitale: un elettorato omogeneo, il sostegno dei “perdenti della transizione”, cittadini delusi dall’alto tasso di corruzione e criminalità, gli ultranazionalisti e i difensori della sovranità della Serbia in Kosovo, un tacito appoggio del Partito socialista della Serbia (SPS), il “non allineamento” del premier Kostunica e della coalizione dei popolari. E poi il sostegno aperto di Marija Serifovic, la vincitrice della scorsa edizione di Eurosong, l’intero schieramento degli intellettuali di destra, il cambiamento di immagine e abili consulenti stranieri, un volto pulito e la presa di distanza da Seselj e dalla Grande Serbia. Tutto questo però non è stato abbastanza per far sì che Nikolic, ormai al terzo tentativo, si aggiudicasse la poltrona presidenziale. Nikolic per la seconda volta ha perso nel confronto diretto contro Boris Tadic.
Tadic, come era stato valutato, dopo il primo turno era costretto all’angolo. In pochi si aspettavano che dal “knock down” si sarebbe rialzato e che sarebbe riuscito a battere Nikolic con una differenza di oltre 100.000 voti. Tadic è stato sostenuto e aiutato durante la campagna elettorale dal G17 di Mladjan Dinkic e dal Partito socialdemocratico del Sangiaccato (SDP) di Rasim Ljajic. Istvan Pastor, leader degli ungheresi della Vojvodina, così come Nenad Canak, leader della Lega socialdemocratica della Vojvodina (LSV) avevano invitato apertamente i propri elettori a votare per Tadic. A differenza di questi, Cedomir Jovanovic e il suo Partito liberal democratico (LDP) hanno consigliato ai propri elettori di votare secondo coscienza, proprio come ha fatto l’SPS.
Il colpo più pesante è giunto dal partner di coalizione, il Partito democratico della Serbia (DSS) e Nova Srbija (NS), i quali alcuni giorni prima del secondo turno avevano offerto a Tadic un’aggiunta all’accordo di coalizione grazie alla quale la Serbia si sarebbe impegnata ad annullare ogni accordo sull’avvicinamento all’Unione europea nel caso in cui quest’ultima dovesse inviare una missione civile in Kosovo. Per la prima volta Tadic ha rifiutato di accettare l’ultimatum di Vojislav Kostunica. Motivo per cui Tadic ha rivolto la campagna elettorale a quegli elettori che condividono la stessa visione e la paura del ritorno agli anni novanta. Tadic al secondo turno ha ottenuto 800.000 nuovi voti rispetto al primo, dato che indica come non solo abbia raccolto la maggior parte degli elettori del LDP (circa 200.000), una parte dei voti di Velimir Ilic (che al primo turno aveva ottenuto 300.000 voti), ma è riuscito anche a portare al voto gli astenuti e gli indecisi che evidentemente sono inclini alle idee politiche di Tadic.
Secondo l’opinione generale degli analisti, sono i cittadini della Serbia i veri vincitori delle elezioni. Non solo perché hanno mostrato un’alta coscienza politica andando a votare, ma anche perché hanno votato, secondo le proprie convinzioni, trascurando gli inviti dei leader di partito ai quali hanno dato il voto al primo turno.
Su un’altra cosa sono tutti d’accordo. La Vojvodina e Belgrado, col contributo prezioso del Sangiaccato, hanno portato Tadic alla vittoria. In Vojvodina Tadic ha ottenuto addirittura 150.000 voti in più di Nikolic, vincendo in tutte le città più grandi, compresa Novi Sad. A Belgrado, i cui cittadini si sono svegliati solo al secondo turno, la differenza è di poco inferiore, ma Boris Tadic ha ottenuto ugualmente un numero di voti significativamente superiore rispetto al suo rivale.
La notizia più importante da Belgrado dice che le elezioni sono trascorse in un’atmosfera pacifica e democratica, nonostante ci siano stati alcuni incidenti che però non hanno influito sull’andamento del voto. Entrambi i candidati, dopo la pubblicazione dei risultati, si sono comportati con correttezza e si sono scambiati i complimenti.
Durante il giorno delle elezioni si era alzata la tensione. I dati sull’alta affluenza hanno reso le elezioni ancora più drammatiche. Si sono attesi i primi risultati del Centro per le libere elezioni e la democrazia (CESID) fino alle 21.15, nonostante la prassi di questa organizzazione sia di fornire i risultati elettorali già dopo la prima mezz’ora dalla chiusura dei seggi. Zoran Lucic, il direttore esecutivo del CESID, aveva anticipatamente dichiarato che avrebbe reso note le previsioni dei risultati solo se la differenza tra i due candidati fosse stata superiore ai 100.00 voti, ossia il numero minino per evitare errori di statistica. Poco prima delle nove e trenta Lucic ha annunciato che il vincitore era Boris Tadic.
All’incirca nello stesso momento, il comitato elettorale del DS ha reso noto che Tadic era in vantaggio, risultati poi confermati dal G17 plus. Che i radicali stavano perdendo si era visto anche dalle conferenze stampa nella sede di questo partito. Dragan Todorovic, alto funzionario del SRS, durante la prima conferenza stampa di questo partito aveva annunciato che con l’11 percento di seggi scrutinati Nikolic era in vantaggio del tre percento, per poi solo mezz’ora dopo, col 19 percento di voti scrutinati, aveva detto che la differenza stava calando. Dopo di che al SRS non si sono più tenute conferenze stampa fino a quella di Tomislav Nikolic.
Al comitato elettorale del DS si stava già festeggiando. Tutti i funzionari di partito, le numerose personalità pubbliche che hanno appoggiato Tadic avevano già aperto lo champagne portato nella sede del DS da Mladjan Dinkic, leader del G17 plus. Tuttavia, i democratici hanno atteso la conferma della vittoria e il discorso di Boris Tadic, fino alle reazioni dalla sede dei radicali.
Questo perché si temeva che accadesse un rifiuto della sconfitta da parte di Nikolic e possibili disordini per le strade di Belgrado e della Serbia. I sostenitori di Tadic erano già nella piazza principale di Belgrado, mentre alcune decine di radicali aspettavano i risultato a Zemun. Secondo informazioni ottenute da una fonte del SRS che ha preferito rimanere anonima, per una ventina di minuti presso i radicali l’atmosfera si era fatta incandescente.
Poco dopo le 22 Tomislav Nikolic durante la conferenza stampa dichiarava che molto probabilmente aveva vinto Boris Tadic. Come riporta il quotidiano “Politika” Nikolic ha fatto i complimenti a Tadic e ha ringraziato i suoi elettori per l’appoggio e per aver capito che “alla Serbia servono dei cambiamenti”. Nikolic ha aggiunto che “non rinuncerà alla sua lotta politica” e che ha condotto “una campagna elettorale pulita” nonostante sia stato oggetto di colpi bassi. Il candidato dei radicali ha dichiarato di essere “dispiaciuto del fatto che tra i cittadini abbia prevalso la paura”. Nikolic in modo corretto ha riconosciuto la sconfitta, ma i suoi collaboratori, primo fra tutti Aleksandar Vucic, non sono riusciti a nascondere la delusione.
Interessante il fatto che Nikolic subito dopo la conferenza stampa abbia applicato di nuovo sul risvolto della giacca la spilla con il volto di Vojislav Seselj, che invece aveva tolto durante la campagna elettorale.
Immediatamente è seguita la conferenza stampa del comitato elettorale del DS. Con un discorso privo di toni trionfali Boris Tadic si è complimentato coi cittadini della Serbia dicendo che hanno mostrato che la Serbia è una grande democrazia europea. Tadic ha fatto i complimenti a Nikolic per la corretta campagna elettorale e per il suo comportamento, aggiungendo che i voti ottenuti dal suo rivale meritano tutto il rispetto.
Come riporta B92, Tadic ha detto che parlerà con Nikolic perché un grande numero di cittadini ha sostenuto la sua idea. Il nuovo presidente ha ringraziato gli elettori, i partner del G17 plus e l’SDP, Istvan Pastor e gli elettori ungheresi. Tadic ha detto che “non è il tempo per i grandi festeggiamenti” e ha aggiunto che ha “una grande forza e un grande desiderio per continuare a lavorare all’idea europea e al miglioramento della vita dei nostri cittadini, alla lotta contro la corruzione e la criminalità”. Dopo di che Tadic ha abbandonato la sede del partito e si è rivolto ai simpatizzanti del DS che hanno festeggiato la vittoria a Terazije.
Nelle prime reazioni ai risultati delle elezioni, gli analisti e i rappresentanti dei partiti politici hanno valutato che le elezioni sono state corrette e drammatiche. La maggior parte degli analisti afferma che la vittoria di Tadic rappresenta il proseguimento della strada europea della Serbia. Si fa riferimento inoltre al fatto che l’elettorato è polarizzato, che ci saranno cambiamenti e che si va verso un sistema partitico bipolare, con due grandi partiti.
L’attenzione maggior è stata rivolta alle future relazioni all’interno della coalizione e alla tenuta del governo. La maggior parte degli analisti indica come il maggior perdente delle elezioni il premier Kostunica, il quale non solo non ha appoggiato il suo partner di coalizione, ma si è deciso ad andare a votare solo alle 16.00 di domenica. Fino ad ora, né Kostunica né i ministri del suo partito, si sono complimentati con Tadic.
Vladimir Goati della ong Transparentnost Srbije, considera che la vittoria di Tadic abbia ulteriormente rinforzato il DS, mentre l’analista Djordje Vukadinovic sostiene che la posizione del blocco popolare ora è “molto delicata”. Come riporta il quotidiano “Danas”, il funzionario del Patto di Stabilità per il sud est Europa, Goran Svilanovic, considera che “se il premier volesse il bene del paese, dovrebbe ascoltare il desiderio politico dei cittadini della Serbia e dare le dimissioni dal posto di premier, ma che il suo partito continui ad appoggiare il governo”. Zoran Stojiljkovic della Facoltà di scienze politiche stima che potrebbe facilmente accadere che alle elezioni provinciali e locali nel mese di maggio potrebbero essere indette le elezioni politiche anticipate. Sonja Liht, presidentessa della Fondazione belgradese per l’eccellenza politica, valuta la vittoria di Boris Tadic come un buon risultato, ricordando che la posizione di Kostunica si è indebolita perché ha giocato questo gioco “senza sufficiente ponderazione”. La maggior parte degli analisti ritiene che le carte ora siano in mano a Tadic e che, se giocherà bene la partita, può mantenere il governo alle condizioni che Kostunica dovrà accettare.
I ministri del DS e del G17 plus non hanno rilasciato commenti su eventuali cambiamenti al governo. Hanno detto che sono soddisfatti della vittoria di Tadic e della Serbia europea, aggiungendo che parleranno di tutto con i partner di coalizione durante la prima seduta del governo. Mladjan Dinkic ha dichiarato a B92 che “la tenuta del governo dipende dall’orientamento del governo stesso, il quale deve portare il prima possibile la Serbia nell’UE”, mentre il ministro della Giustizia Dusan Petrovic ha detto che il lavoro del governo non è il tema del momento. Petrovic ha aggiunto che ci sono “decisioni difficili e serie da prendere in queste settimane”, dicendo inoltre di essere ottimista perché la “decisione de cittadini di far vincere Boris Tadic è l’indicazione di come si svilupperanno le cose negli altri settori importanti di questo stato”.
Al vincitore delle elezioni sono giunti i complimenti dalla regione e dal fronte internazionale. Gli è giunta inoltre anche la decisione dell’UE sulla base legale e finanziaria per l’invio della missione in Kosovo. I ministri delle fila del DSS e NS hanno inteso questo come un attacco alla sovranità della Serbia e hanno dichiarato che bloccheranno l’accordo politico che la Serbia dovrebbe firmare con l’UE il 7 febbraio prossimo.
Nei prossimi giorni sapremo se il governo cadrà o se i partner di coalizione troveranno un accordo.