La Serbia di nuovo al voto
18.03.2008
Da Belgrado,
scrive Danijela Nenadić
Confermata la data delle elezioni politiche anticipate, che si terranno insieme alle amministrative l’11 maggio prossimo. I cittadini per adesso non pensano alle elezioni, ma la campagna elettorale è già ufficiosamente iniziata
L’11 maggio i cittadini della Serbia decideranno ancora una volta quale strada il paese dovrà percorrere nel tempo a venire. Oltre alle elezioni locali e provinciali, indette tempo fa, all’inizio di maggio i cittadini eleggeranno la nuova composizione del parlamento serbo, e di conseguenza il futuro governo serbo.
Dopo mesi e mesi di agonia e di conflitti covati sotto la cenere tra il Partito democratico (DS) e il Partito democratico della Serbia (DSS), il premier dimissionario Vojislav Kostunica ha comunicato all’opinione pubblica che la coalizione di governo non condivide più i principi sulla base dei quali era stata formata.
Ricordiamo che il motivo diretto della crisi alla quale il governo non è sopravvissuto era stata la risoluzione proposta dal Partito radicale serbo, in cui si afferma che la Serbia può proseguire con l’integrazione europea solo se l’Unione europea afferma con chiarezza l’integrità del territorio statale della Serbia.
La risoluzione diceva che la Serbia continuerà con i negoziati sull’associazione solo se l’Unione europea accetterà questa, come viene definita, minore condizione possibile per la Serbia.
La risoluzione è stata accolta dal DSS e Nova Serbia (NS) e dal Partito socialista serbo. Il presidente del parlamento Oliver Dulic ha rifiutato di porre la risoluzione all’ordine del giorno perché su di essa il governo non aveva precedentemente espresso la propria posizione.
Che le elezioni fossero inevitabili si era visto alcuni giorni dopo. Durante la seduta del governo è saltato tutto per aria. I ministri del DS e del G17 hanno votato contro la risoluzione, mentre i ministri della coalizione dei popolari (DSS-NS) hanno votato per l’adozione del testo proposto dai radicali.
Le accuse tra gli ex partner di coalizione sono iniziate subito. Nonostante la campagna elettorale non sia ancora iniziata ufficialmente le accuse più pesanti sono giunte dal ministro per gli Investimenti di capitale Velimir Ilic, noto per le dichiarazioni poco educate e per il suo comportamento provocatorio. Ilic ha, per prima cosa, accusato di tradimento Mladjan Dinkic del G17 plus, per poi dire durante il weekend che alle imminenti elezioni si candideranno due blocchi: quello patriottico e un miscuglio indefinito.
Il premier Kostunica ha trovato l’uscita dalla crisi nella richiesta di indizione di elezioni parlamentari anticipate. La decisione finale è stata assunta dal presidente della Serbia Boris Tadic, che subito dopo l’evidente spaccatura all’interno del governo ha detto che non avrebbe tardato a fissare la data delle elezioni.
Il presidente Tadic ha optato, come ha lui stesso precisato, per la decisione più razionale e per le elezioni parlamentari anticipate da tenersi insieme a quelle amministrative. Tadic il 13 marzo ha firmato la scioglimento del parlamento. Nella dichiarazione che hanno ripreso tutti i media, Tadic ha affermato che “le elezioni sono la via democratica con la quale i cittadini diranno come la Serbia dovrà svilupparsi negli anni a venire”. Tadic in quell’occasione ha invitato tutti i partiti ad adottare un comportamento leale e rispettoso durante le elezioni.
Tuttavia, già nei primi giorni dopo l’indizione delle elezioni ci si è resi conto che questa sarà la campagna elettorale più sporca degli ultimi cinque anni. Gli analisti sono concordi sul fatto che la Serbia durante la campagna elettorale si dividerà definitivamente in due poli - nel cosiddetto blocco patriottico e nel cosiddetto blocco europeista - col che i cittadini saranno riportati indietro con la macchina del tempo, all’anno 2000.
Non è ancora del tutto chiaro il perché il governo sia caduto. Il premier Kostunica dice che il governo è caduto per questioni di principio sul Kosovo, mentre il presidente Tadic afferma che il governo è caduto per questioni di principio sull’Europa.
Ricordiamo che il governo, che era in carica fino a ieri, si è fondato su cinque principi: il mantenimento dell’integrità territoriale e della sovranità, il proseguimento dell’integrazione europea, la collaborazione con il Tribunale dell’Aja, il miglioramento della situazione economica e sociale e la lotta contro la criminalità e la corruzione. Gli ultimi tre temi quasi non sono arrivati all’ordine del giorno durante il breve governo di Vojislav Kostunica.
Il premier e il presidente con le loro dichiarazioni hanno indicato chiaramente quali saranno i temi della campagna elettorale. Il Kosovo e l’Unione europea. Su questi due temi c’è da aspettarsi lo scontro di opinioni e una lotta all’ultimo voto.
In Serbia non si pensa ancora alle elezioni. Sono lontane, i cittadini sono ancora stanchi della gara per le presidenziali da poco conclusa. Il Kosovo non scende dalle prime pagine dei giornali e dalle notizie di apertura, ogni giorno si organizzano proteste e dibattiti, preoccupano le notizie allarmanti che giungono dal Kosovo del nord.
Molti cittadini, nei sondaggi, affermano che finalmente le maschere sono cadute e che adesso si sa chi è chi sulla scena politica serba. Gli esperti ritengono che la Serbia stia andando sempre più verso un sistema politico bipolare.
È ancora presto per fare pronostici su quante liste saranno presenti alle elezioni parlamentari anticipate. Tuttavia qualcosa è già chiaro sin da ora. Vojislav Kostunica e il suo Partito democratico della Serbia (DSS) e Velimir Ilic con Nuova Serbia (NS), partner da molto tempo, anche questa volta si presenteranno insieme. Sulla loro lista non ci sarà Dragan Markovic Palma del partito Serbia unita (JS), che da quando ha dichiarato che il ritiro degli ambasciatori da quei paesi che hanno riconosciuto l’indipendenza del Kosovo è una misura priva di senso e deleteria, si è trovato inviso al premier e al ministro per gli Investimenti di capitale.
Il Partito democratico si presenterà alle elezioni in coalizione con il Partito democratico del Sangiaccato (SDP) di Rasim Ljajic. Durante il weekend è stato raggiunto un accordo sulla sua presentazione insieme al G17 plus. Questi partiti si presenteranno insieme con il nome “Per una Serbia europea” – Boris Tadic.
I presidenti dei due partiti, Tadic e Dinkic, si sono accordati per far sì che sulla lista elettorale il G17 abbia 60 dei 250 candidati per il parlamento, ossia il 23 percento del totale. Il Partito democratico prosegue i colloqui con la Lega dei socialdemocratici della Vojvodina (LSV) e con il Partito per il rinnovamento serbo (SPO). Tadic ha rigettato severamente la possibilità di una coalizione pre-elettorale con l’LDP (Partito liberal democratico) e con il DSS. In una dichiarazione riportata dal quotidiano “Danas”, Tadic ha detto che “non può credere in quelli che non lo hanno sostenuto alle elezioni presidenziali”.
Il Partito radicale serbo (SRS) alle elezioni, come sempre finora, si presenterà da solo. L’unica novità è che l’ex vicepresidente del Partito radicale serbo e sindaca di Novi Sad, Maja Gojkovic, si presenterà alle amministrative con una propria lista. Gojkovic ha però dichiarato che non avrà una sua lista alle elezioni politiche.
Il Partito socialista della Serbia (SPS) è prossimo a raggiungere un accordo con il Partito dei pensionati uniti della Serbia (PUPS), e in via ufficiosa si sa che è stato fatto un accordo con la Serbia unita di Dragan Markovic Palma.
Si bisbiglia inoltre che Milanka Karic, del clan dei Karic, sta cercando di far convogliare il partito di famiglia Movimento forza Serbia (PSS) sulla lista del SPS. La lotta per i posti sulla lista di questo partito rafforza la tesi secondo la quale sarà questo partito, e non più la coalizione DSS e NS, ad essere l’ago della bilancia nella formazione del nuovo governo.
Il Partito liberal democratico (LDP) andrà in coalizione con quei partiti che hanno programmi e valori simili. Secondo le parole di Zoran Ostojic, funzionario del LDP, sulla lista di questo partito ci sarà il Partito democristiano della Serbia (DHSS) e l’Unione dei socialdemocratici (SDU).
Cedomir Jovanovic, leader del LDP, durante la trasmissione “Utisak nedelje” dell’emittente B92, ha dichiarato che “la realtà politica è che sono solo tre i partiti che possono presentarsi in modo indipendente alle elezioni: DS, LDP e SRS”. Jovanovic ha detto che dopo le elezioni “vede l’LDP al governo, ma non ad ogni costo”. Jovanovic ha aggiunto che è chiaro che “LDP deve essere pronto a collaborare con il DS e con quei partiti che insieme a questi otterranno il supporto dei cittadini in questa lista europea, come è stata definita”.
Se bisogna credere alle dichiarazioni, Vojislav Kostunica può dimenticare il posto da premier. Un tale messaggio gli è stato inviato sia da Boris Tadic che da Tomislav Nikolic.