Prove di separazione
25.03.2008
Da Pristina,
scrive Alma Lama
Secondo Pristina gli incidenti della settimana scorsa a Mitrovica sarebbero un'azione pianificata da Belgrado, volta a saggiare il terreno in vista di una possibile divisione del Kosovo. L'azione di polizia, però, ha portato anche a dissapori all'interno della stessa Unmik
Il corpo di Ihor Kynal, il poliziotto ucraino dell'Unmik morto per le ferite riportate durante gli scontri di lunedì 17 marzo con i manifestanti serbi, a Mitrovica nord, è stato rimpatriato. Nel frattempo, secondo le informazioni provenienti dalla polizia delle Nazioni Unite, venti poliziotti rimangono in gravi condizioni.
Subito dopo gli incidenti, sia l'Unmik che la Kfor hanno accusato Belgrado per quanto successo durante e dopo lo sgombero del tribunale di Mitrovica, che era stato occupato venerdì 14. “Una delle caratteristiche più spiacevoli di quanto accaduto venerdì, è il fatto che questa occupazione è stata tutt'altro che spontanea, e che donne e bambini sono stati messi in prima linea dai manifestanti”, ha dichiarato il vice capo missione dell'Unmik, Larry Rossin. “Il 14 un gruppo di circa trecento persone è penetrato illegalmente all'interno della sede del tribunale, sopraffacendo la nostra polizia. Un gruppo meno numeroso ha continuato l'occupazione per tutto il week-end. Abbiamo fatto tutti gli sforzi possibili per risolvere questa situazione attraverso il dialogo, portato avanti a tutti i livelli”.
Rossin ha poi detto che in realtà nessun accordo era stato raggiunto tra lui e il ministro serbo per il Kosovo Slobodan Samardzic. “So che sono state fatte dichiarazioni che hanno in qualche modo portato a pensare, implicitamente o esplicitamente, che fosse stata raggiunta una qualche intesa sul fatto che noi non ci saremmo mossi prima della sua visita agli occupanti del tribunale. Ma questo non risponde al vero. Ho detto chiaramente che avremmo scelto liberamente il momento di intervenire. Ho fatto presente a Samardzic la cosa in un nostro recente colloquio al telefono, e lui, durante la conversazione di carattere privato, ha sostanzialmente confermato la cosa. Le dichiarazioni pubbliche, però, sono state di tono ben diverso”.
Rossin ha poi accusato il governo serbo per la presenza di vari ufficiali del ministero degli Interni di Belgrado (MUP) tra i manifestanti che si sono resi protagonisti dell'occupazione a Mitrovica. Secondo informazioni provenienti dall'Unmik, molti dei fermati all'interno del tribunale avevano tesserini di riconoscimento del MUP.
“Durante gli scontri, si è chiaramente voluto passare il limite, c'è stato il tentativo deliberato di uccidere”, ha dichiarato il generale Xavier Bout de Marnach, comandante delle forze della Kfor in Kosovo. “Contro le forze dell'Unmik e della Kfor sono stati esplosi colpi di arma da fuoco, e sono state lanciate bottiglie molotov, granate e bombe a mano. Non tollereremo altri attacchi simili. Aggiungo che la Kfor ha risposto in modo moderato ed adeguato, in accordo con le nostre regole d'ingaggio”.
Ben trenta bombe a mano ed altrettante bottiglie molotov sarebbero state lanciate dai dimostranti serbi contro le forze internazionali. Come risultato, 42 poliziotti delle Nazioni Unite, più 22 uomini del contingente militare della Kfor sono rimasti feriti durante gli scontri.
Una forte condanna per quanto accaduto a Mitrovica è arrivata dall'Unione Europea, che attraverso i suoi organi ufficiali ha fatto sapere di seguire con grande attenzione l'evolversi della situazione.
L'Alto Rappresentante per la politica estera dell'Ue, Xavier Solana, ha espresso forte preoccupazione per l'esplosione di violenza nella città divisa. “Quello di cui abbiamo bisogno, adesso, è di ristabilire la calma. La violenza non porta da nessuna parte, e soprattutto non porta benefici a nessuno”.
Anche il segretario di stato americano, Condoleezza Rice, ha invitato le autorità di Belgrado a esercitare la propria influenza sui serbi del Kosovo affinché vengano evitati “atti di provocazione” dopo i recenti fatti di Mitrovica. “Sono molto preoccupata per quanto è successo in Kosovo in questi giorni”, avrebbe dichiarato ai media la Rice.
Parole di condanna, naturalmente, sono arrivate anche dal presidente del Kosovo, Fatmir Sejdiu. “Questi atti di violenza sono totalmente inaccettabili per le istituzioni e per il popolo del Kosovo”. Il premier Hashim Thaci ha poi dichiarato “di essere molto dispiaciuto dal fatto che il governo serbo non abbia ancora imparato le lezioni del passato, continuando ad incitare alla violenza per raggiungere i propri scopi”. “Il Kosovo appartiene a tutti i suoi cittadini. Non c'è bisogno di violenza né di spargimento di sangue nel nuovo Kosovo. Fatti come quelli di Mitrovica non devono ripetersi”, ha poi detto lo stesso Thaci, aggiungendo che l'integrità territoriale del nuovo stato e inviolabile ed è protetta come mai prima di oggi.
Da molti, però, i fatti di Mitrovica sono stati interpretati come un tentativo di precedere nella direzione della separazione del Kosovo. Il quotidiano Koha Ditore ha scritto: “secondo fonti internazionali, militari e civili, secondo alcuni si è arrivati alla conclusione che il vero confine del Kosovo sarà fissato al fiume Ibar, e che il nord sarà de facto sottoposto ad un'autorità diversa. Fortunatamente Unmik e Kfor hanno agito, mostrando un approccio diverso ed evitando il peggio”.
In un editoriale per lo stesso quotidiano, la direttrice Flaka Surroi ha argomentato che i fatti di Mitrovica non hanno sorpreso nessuno, e che i serbi iniziano ad indirizzare la violenza che erano abituati ad utilizzare unicamente contro gli albanesi kosovari verso “coloro che li hanno coccolati per anni”.
“Mitrovica è rimasta più o meno la stessa dal 1999, un posto dove la mancata cooperazione dei serbi con l'amministrazione internazionale in Kosovo è viene largamente tollerata, e dove i politici di Belgrado continuano a recarsi in visita grazie al fatto che l'Unmik permette loro di attraversare il confine mostrando solo la carta d'identità, anche se dalla dichiarazione di indipendenza è passato più di un mese”, ha scritto ancora la Surroi.
Un altro commentatore politico, Blerim Shala del quotidiano Zeri, ha scritto che, sebbene il governo di Kostunica sia arrivato al capolinea, il premier serbo è comunque riuscito a guadagnare posizioni nel suo tentativo di portare il caos in Kosovo. “Non c'è dubbio che il duo Kostunica-Samardzic sia il vero autore dello scontro politico totale a cui assistiamo, scontro in cui ogni mezzo viene considerato legittimo, anche la violenza”. Secondo Shala, negli ultimi quattro anni, la sicurezza in Kosovo non è mai stata messa a rischio quanto durante gli ultimi giorni con l'occupazione illegale del tribunale di Mitrovica.
Nel frattempo, mentre il corpo di Ihor Kynal viaggiava verso l'Ucraina, dalle autorità di questo paese sono arrivate pesanti accuse all'Unmik, che non sarebbe stata in grado di coordinare l'operazione di sgombero, e che avrebbe atteso quattro ore prima di autorizzare i poliziotti a prendere le armi per proteggersi dagli attacchi dei manifestanti.
Gli scontri di Mitrovica hanno portato anche a forti tensioni all'interno della struttura dell'Unmik: l'amministratore internazionale della regione di Mitrovica, l'americano Gerard Galluci, ha rassegnato le proprie dimissioni dopo un diverbio con Rossin sulla gestione dell'occupazione del tribunale. Secondo Galluci, l'autorizzazione dell'azione di forza condotta il 17 marzo a Mitrovica sarebbe stata "irresponsabile", e condotta dietro l'invito delle autorità di Pristina. Alexander Ivanko, portavoce dell'Unmik, ha definito la disputa "una affare interno dell'Unmik". A quanto pare, Galluci sarebbe stato invitato esplicitamente a ritirare le proprie dimissioni.