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Piena operatività

08.04.2009    Da Pristina, scrive V. Kasapolli

Dopo il lento dispiegamento ora la missione Eulex è operativa ed ha assunto molte delle competenze prima attribuite alle Nazioni Unite. L'Unmik, dopo aver amministrato il Kosovo negli ultimi dieci anni, si sta facendo da parte
Ci siamo. La missione europea in Kosovo Eulex è divenuta in questi giorni pienamente operativa. E a breve – annunciano i funzionari europei – il tutto verrà ufficializzato da una cerimonia solenne alla quale prenderanno parte il responsabile della missione Eulex Yves de Kermabon, Pieter Feith, a capo dell'Ico (International Civilian Office), e rappresentanti degli stati Ue. Eulex si è sempre più affermata in questi mesi come struttura internazionale di riferimento per aiutare il Kosovo a rinforzare le sue ancora fragili istituzioni.

L'Unmik (missione Onu di stanza in Kosovo fin dal 1999) si è fatta da parte in modo discreto. Ha spostato i propri uffici alla periferia della capitale, Pristina, lasciando le proprie strutture nel centro città ai funzionari europei. Ma, fattore più rilevante, la missione delle Nazioni Unite ha accettato di aprire alla missione Eulex affinché quest'ultima si occupi in prima persona di alcune competenze, tra le quali sistema giudiziario, polizia e dogane.

Tentativi di piena transizione

Lo scorso marzo Eulex ha consegnato la sua prima relazione a Bruxelles, incentrata in particolare sui risultati raggiunti in merito al proprio dispiegamento ed alle competenze ereditate dalla missione Unmik. La missione europea è stata inoltre inserita nel rapporto trimestrale del rappresentante Unmik in Kosovo, Lamberto Zannier, consegnato al Consiglio di Sicurezza.

Al Palazzo di Vetro l'atteggiamento nei confronti di Eulex, negli ultimi mesi, è mutato. La lunga saga del dispiegamento della missione europea in Kosovo era partita la scorsa estate, ed aveva allora incontrato la forte contrarietà di Belgrado, che riteneva che la missione avrebbe “implementato l'indipendenza del Kosovo”.

Ciononostante si era arrivati ad un compromesso e l'Unmik aveva concordato il trasferimento ad Eulex di sue competenze, accordo però che avrebbe raccolto il consenso formale del governo serbo e del Consiglio di Sicurezza solo nel successivo ottobre, dopo che la Serbia aveva firmato un documento in sei punti con il segretario Onu Ban Ki-Moon, nel quale nello specifico si fornivano garanzie per i serbi del Kosovo, e che continua ad essere fermamente osteggiato dalle istituzioni locali di Pristina.

Attualmente, dopo che i 2.360 componenti dello staff dell'Eulex sono diventati operativi, le autorità kosovare stanno attuando una campagna di pressione sull'Unmik, chiedendo all'Onu di porre termine al suo mandato. E' questa una strategia per diminuire il peso di Belgrado nelle questioni kosovare. Il ministro degli Esteri Skender Hyseni ha richiesto infatti al Consiglio di Sicurezza di considerare la Risoluzione 1244 un documento ormai superato, dato che il Kosovo è ormai indipendente ed ora sarà Eulex a garantire lo stato di diritto. La richiesta è arrivata lo scorso 23 marzo e, da allora, molte altre ne sono seguite dello stesso tenore. Da parte della missione Unmik nessuna risposta, se non il laconico “la decisione in merito spetta al Consiglio di Sicurezza”.

Efficienza sul terreno

Oltre alla dichiarazione di indipendenza, che è stato il più rilevante punto segnato dalla classe politica kosovara negli ultimi anni, sono ben pochi i risultati ottenuti in merito alle controversie internazionali ed alle istituzioni internazionali che stanno amministrando il territorio kosovaro.

Il settore giudiziario è quello che in Kosovo riceve le critiche maggiori. La comunità internazionale non ha mai delegato l'autorità e le competenze di questo settore all'amministrazione kosovara. Quest'ultima ha lentamente ottenuto competenze nel campo dell'amministrazione, dell'economia e parzialmente della sicurezza. Ma in merito allo stato di diritto l'Unmik ha trasferito competenza esclusiva all'Eulex. Molti esperti locali hanno criticato questa scelta.

Kujtim Kerveshi, giurista, ritiene che questa strategia non favorisca il sistema giudiziario del Kosovo, perché le istituzioni locali hanno bisogno di monitoraggio, valutazione e consulenza ma non devono essere sostituite. Per questo Kerveshi ritiene che non si tratti di altro che della continuazione delle politiche Unmik degli ultimi dieci anni. “Molti report internazionali sostengono che il Kosovo non può fare progressi senza assumersi maggiori responsabilità nel campo del sistema giudiziario”, ricorda.

Attualmente Eulex agisce in modo del tutto autonomo su materie riguardanti crimini di guerra, terrorismo, omicidi, rapimenti, riciclaggio di denaro sporco, frodi. Queste competenze le vengono attribuite anche dalla stessa Costituzione del Kosovo.

Nei primi tre mesi della missione sono stati dispiegati sul campo 70 tra giudici e pubblici ministeri, affiancati ai circa 400 colleghi locali. “Ci si aspetta che quest'iniezione migliori in modo significativo la qualità, la quantità e la velocità della giustizia locale”, ha affermato Alberto Perduca, a capo della sezione Giustizia della missione Eulex.

Anche la questione delle leggi applicate dalla missione Eulex è oggetto di controversia in seno alla magistratura locale e tra i politici, e rimane del tutto un mistero per i cittadini kosovari. Il governo kosovaro ha recentemente contestato il fatto che, in alcuni casi, siano state applicate le vecchie leggi iugoslave. Eulex ribatte che quelle leggi erano in vigore quando i crimini oggetto di processi furono commessi.

Secondo Kujtim Kerveshi le Nazioni unite stanno agendo in modo impermeabile ai cambiamenti avvenuti sul terreno. “La risoluzione 1244 sta strangolando la sovranità del Kosovo e sino a quando rimarrà in vigore si solleveranno inevitabili questioni di competenze”. Prima di adottare la nuova Costituzione, nel giugno del 2008, i tribunali del Kosovo hanno applicato contemporaneamente leggi iugoslave, leggi adottate dall'Unmik e leggi approvate dalle istituzioni locali.

Altro risultato raggiunto da Eulex è la riapertura, lo scorso marzo, del tribunale di Mitrovica Nord, dopo che la popolazione serba locale aveva bloccato il suo funzionamento, un anno prima, per protestare contro la dichiarazione di indipendenza.

Ciononostante Eulex continua ad operare in un ambiente non facile. E' stato riferito di atti di vandalismo rispetto ai suoi uffici a Mitrovica Nord, e sui muri della capitale Pristina si possono leggere ovunque graffiti che la criticano. A partire da febbraio i funzionari Eulex hanno costituito blocchi stradali per controllare il traffico merci in entrata dalla Serbia, ma le due dogane bruciate sul confine tra Kosovo e Serbia dopo la dichiarazione di indipendenza rimangono deserte e pongono non pochi problemi in merito al contrabbando. Complessa anche la questione che riguarda i partiti di opposizione, che hanno richiesto l'intervento di Eulex in merito a presunti casi di corruzione che coinvolgono funzionari locali.

Su Eulex continua la pressione sia da parte di Belgrado che di Pristina in merito alla sua stessa natura e alsuo aspetto più o meno “tecnico” e neutrale rispetto allo status. Anche se Eulex decidesse per un approccio deciso, indifferente alle varie pressioni politiche, una questione permane aperta. L'esclusività di alcune sue competenze è opinabile, soprattutto se si intende creare in Kosovo un sistema giudiziario sostenibile.
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