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Il vento del cinema turco in Bosnia

29.08.2007   

Il successo del cinema turco al Film Festival di Sarajevo visto con gli occhi di un giornalista del quotidiano “Radikal”, a Sarajevo per la prima volta. Nostra traduzione
Di Ahmet Boyacıoğlu, Radikal, 26 agosto 2007

Traduzione per Osservatorio Balcani: Fabio Salomoni


Non è esagerato dire che il 13° Film Festival di Sarajevo che si è svolto tra il 17 ed il 25 agosto è stato un festival all’insegna del cinema turco. Tra i dieci film in gara provenienti da 15 paesi dell’Europa orientale ben tre erano turchi. E con una sottile ironia molti dei partecipanti hanno definito il concorso “un concorso per film turchi”.

Il direttore del Festival Mirsad Purivatra ha dichiarato che l’intenzione inizialmente era quella di avere 12 titoli in concorso ma essendo l’ 11° ed il 12° film anch’essi turchi ha rinunciato all’idea. I film turchi in concorso erano Kader – Destino - di Zeki Demirkubuz, Yumurta – L’uovo - di Semih Kaplanoğlu e Takva di Özer Kızıltan. A questi vanno aggiunti Beş Vakit, Son Osmanli ed il film di Fatih Akın “Sulle sponde della vita” che ha vinto il premio per la miglior sceneggiatura al Festival di Cannes. Non dimentichiamo poi la sezione dedicata ai corti nella quale ha riscosso un buon successo “Perché amo Ayca?” di Müfit Samık.

Il Festival di Sarajevo a cui ho assistito per la prima volta, rispetto ad altri festival cinematografici mi ha lasciato un’impressione tutta particolare. Il paese ancora alle prese con il tentativo di guarire dalle ferite lasciate dalla guerra per molti versi assomiglia alla Turchia. E’ difficile distinguere le strade della città vecchia da quelle di Bursa. I çevapçiçi non sono per nulla diversi dalle nostre polpette di Inegöl, anzi secondo quanto si dice le polpette sarebbero nate proprio in Bosnia ed arrivate da noi successivamente. Girando per le strade di questa affascinante città circondata dalle montagne non è possibile non vedere le tracce lasciate dalla guerra. A cominciare dalle mura dell’ex caserma utilizzata come centro per il festival, su molti edifici è possibile vedere i fori delle pallottole, la terribile eredità della guerra. Le persone con cui ho parlato mi hanno raccontato indicando le montagna, da dove venivano presi di mira dai cecchini.

Il Festival di Sarajevo gode dell’appoggio di molti paesi europei. La lista degli sponsor internazionali occupa più di una pagina. Il festival, con un budget di 1,3 milioni di euro, 175 film e più di 1300 ospiti provenienti da tutta l’Europa orientale, è una delle manifestazioni culturali più importanti. Per alcuni questa attenzione è il segno dei rimorsi di coscienza dell’Europa che ha voltato le spalle alla Bosnia durante la guerra. L’interesse per il festival è testimoniato anche dalla presenza di ospiti del calibro di Jeremy Irons, Michael Moore e Juliette Binoche.

Un’altra particolarità del festival è il sostegno del mondo della politica a partire da quello del presidente della repubblica.

Tra gli ospiti anche il regista Zeki Demirkubuz, gli attori Engin Akyürek e Vildan Atasever ed il produttore Özkan Yılmaz. Il film Yumurta era rappresentato dal regista Semih Kaplanoğlu e dall’attrice Saadet Idil Aksoy. La mancata presenza dei protagonisti del film Takva, a causa di impegni precedenti, ha indispettito non poco gli organizzatori. Gli organizzatori del Festival danno molta importanza alla presenza degli ospiti, alla sfilata davanti ai fotografi ed alla conferenza stampa. Il problema è stato risolto dalla decisione all’ultimo minuto del produttore Önder Çakar e dell’attore Erkan Can di lasciare tutto e volare a Sarajevo. Io me ne sono andato dalla Bosnia giovedì. Poche ore prima di partire è stata una sorpresa per me imbattermi in Fatih Akın, arrivato in Bosnia per discutere di un progetto di coproduzione.

Prima che io lasciassi il festival erano già molte le voci che davano un film turco tra i premiati. La richiesta di prolungare la presenza fino a venerdì rivolta a Cakar e Can ne è stata la controprova. La prima notizia è stata quella dell’assegnazione al film Takvadel premio per i diritti umani. Ed infine sabato la notizia che Takvasi è aggiudicato il premio per il miglior film, e 25.000 euro, mentre Saadet Idil Aksoy ha avuto il premio come miglior interprete femminile. La speranza è che la Turchia, che ha partecipato per la prima volta al concorso due anni fa, possa ripetere anche l’anno prossimo il successo di questa edizione.
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