Oltre 200 persone si sono ritrovate per il seminario internazionale “Acqua, fonte di Pace”, a discutere, dopo la inaugurazione del Ponte di Mostar, di fiumi e risorse idriche in quanto veicolo di pace, bene pubblico e diritto umano fondamentale
Mostar, Predrag Matvejević al tavolo dei relatori
Nella notte, dopo le celebrazioni ufficiali e i fuochi di artificio, le autorità e gli ospiti internazionali sono usciti di scena alla spicciolata. Oltre 40.000 Mostarini – quasi tutti giovani - si sono ripresi la città, festeggiando intorno al Ponte Vecchio fino alle 5 del mattino. Verso l’una di notte i più coraggiosi sono saliti in piedi sul ponte gremito di gente per gettarsi nella Neretva, riprendendo spontaneamente in questo modo la tradizione dei tuffatori.
Il giorno dopo, nella sala (strapiena) del Teatro dei Burattini di Mostar – la ex sinagoga della città – oltre 200 persone hanno partecipato al seminario “Acqua, fonte di pace”, volto a costituire un comitato bosniaco per il Contratto Mondiale sull’acqua, nel quadro della campagna internazionale contro la privatizzazione di questo bene. In sala soprattutto rappresentanti di enti locali e gruppi della società civile italiani e bosniaci. L’atmosfera era ancora attraversata dalla emozione per la notte precedente. Dopo l’introduzione di
Rada Zarković, dell’ICS (Consorzio Italiano di Solidarietà) di Sarajevo, è proprio il Sindaco di Mostar,
Hamdija Jahić, a mettere in relazione i due avvenimenti: “
Ieri sera, dopo l’inaugurazione, oltre 40.000 Mostarini sono rimasti a festeggiare nella zona del Ponte. Vuol dire che abbiamo fatto la cosa giusta. Oggi voglio dire che senza l’acqua, senza la Neretva, non ci sarebbe neppure Mostar. E come abbiamo ricostruito lo Stari Most, così possiamo anche affrontare la questione dell’acqua e i problemi della Neretva.”
Anche
Predrag Matvejević, testimone illustre della iniziativa, ha sottolineato lo stretto collegamento tra la storica giornata di venerdì e il lavoro del Contratto Mondiale sull’Acqua: “
Il Ponte è stato finalmente ricostruito, ma il lavoro non è stato completato. Lo sarà quando le sue pietre saranno calpestate da cittadini liberi, senza pregiudizi. Solo allora la ricostruzione potrà dirsi completata. Fate bene a parlare di acqua in questi giorni. Dobbiamo ripensare l’acqua, questa acqua che ci viene rubata, confiscata, che diventa un oggetto di mercato, inquinata, sanguinante, come quella della Neretva, per le tante migliaia di Mostarini che sono stati uccisi.”
Matvejević, dopo aver passato in rassegna la tragedia rappresentata dalla dissoluzione dello spazio jugoslavo (“
Io sono stato uno di quelli che hanno combattuto la follia di dividere il Paese”), ha ricordato le frontiere che hanno avuto davvero un significato nello spazio mediterraneo, la frontiera del melograno, la frontiera del fico.
Attraverso il paragone tra l’Italia del neorealismo e la Bosnia odierna, Matvejević ha introdotto poi il tema dell’Europa: “
Io sono di padre ortodosso e madre cattolica, ma qui a Mostar mi sento Musulmano. Perché qui a Mostar le vittime sono stati i Musulmani, ed io sono dalla parte delle vittime. L’Europa ha avuto il torto fondamentale di non capire che qui c’ere un Islam laico, europeo, seguendo invece la propaganda di Tudjman e Milošević sul tentativo dell’Islam di creare una propria base fondamentalista in Europa.”
Emilio Molinari, vice presidente del Comitato Italiano per un Contratto Mondiale sull’acqua, riprende da qui. “
Sono stato a Bruxelles, a Strasburgo, sono stato parlamentare europeo. Ma là non ho mai sentito l’Europa come l’ho sentita nascere qui, a Mostar, stanotte.” Con l’intervento di Molinari, la discussione entra nel vivo della questione: “
Negli ultimi 40 anni, secondo stime delle Nazioni Unite, nel mondo sono state consumate la metà delle risorse idriche. A fronte della emergenza idrica, che interessa anche il bacino mediterraneo, dalla Puglia al Medioriente, i consumi raddoppieranno da qui al 2025. Ma per affrontare questa emergenza le politiche della Banca Mondiale – ieri mattatrice nelle celebrazioni per il Ponte – chiedono che questo bene diventi una merce, da vendere ad un prezzo fino a 3.000 volte il suo valore.”
La Bosnia, ricorda Molinari, è il Paese europeo (insieme a Croazia ed Albania) ad avere il più alto indice di disponibilità idrica per persona in Europa. “
Noi vogliamo stimolare una presa di coscienza su queste tematiche anche qui in Bosnia, realizzare scambi con le nostre comunità, per lavorare insieme nelle scuole e in progetti e campagne pubbliche.” In conclusione, Molinari ricorda proprio una delle campagne avviate dal Contratto Mondiale sull’Acqua: raccogliere 5.000 firme di sindaci che sottoscrivano la Carta dell’Acqua, dando così vita ad una sorta di organizzazione internazionale che rivendichi proprio il carattere pubblico e indisponibile di questo bene.
Selim Beslagić, il famoso sindaco della Tuzla assediata, oggi parlamentare bosniaco, ha sottolineato la mancanza di leggi di tutela in questo settore nella Bosnia di oggi. Portando ad esempio proprio Tuzla, ha ricordato alla folta platea di enti locali ed associazioni il caso della privatizzazione della rete idrica municipale avviata, senza adeguata discussione, dalla Agenzia per le Privatizzazioni. “
Noi siamo stati catturati dalla globalizzazione durante la guerra, senza poter pensare di che cosa trattasse questa globalizzazione, diversamente dall’Europa Occidentale, che ha invece potuto maturare in qualche modo una coscienza critica.”
Pietro Folena, parlamentare, portavoce della Associazione italiana degli eletti per il Contratto Mondiale sull’Acqua, ha ricordato che anche in Italia per il momento solo una minoranza di eletti hanno scelto di impegnarsi su questo tema cruciale, ricordando il progetto di dare vita entro il 2006 ad un Parlamento internazionale dell’acqua, espressione di una democrazia mondiale, il cui obiettivo sarà quello di stimolare le amministrazioni locali a inserire nei propri statuti il tema dell’acqua come diritto umano universale, da sottoporre al controllo delle popolazioni locali.
In conclusione della giornata,
Sead Pintul, consigliere del Comune di Mostar con delega su ecologia e ambiente, ha ricordato che la Bosnia Erzegovina è il Paese ad avere la percentuale più bassa in Europa di territorio protetto (in BiH ci sono solo due parchi naturali, Sutjeska e Kozarać, lo 0,4% del territorio nazionale) e
Roberto Musacchio, parlamentare europeo, che ha ricordato come oggi nel mondo sorgano muri (Medioriente) proprio per sottrarre l’acqua ad un popolo a favore di un altro, evidenziando il rapporto tra acqua e pace/guerra e le spinte privatistiche che in questo settore provengono purtroppo non solamente dalle multinazionali ma dalla stessa Europa.
Nel pomeriggio gruppi, associazioni ed enti locali presenti (tra gli altri rappresentanti di Sarajevo, Mostar, Prijedor, Ljubja, dell’Assopace, Attac, Punto Rosso, Regione Friuli Venezia Giulia, Donne in Nero, Lilliput, Ambasciata della Democrazia Locale di Zavidovici, Peace Trees, Nazioni Unite/Undp, enti locali del Veneto e Friuli V.G., Osservatorio sui Balcani) hanno continuato la discussione nella sala del Teatro. Il programma della iniziativa prevedeva poi di concludere con la presentazione del gemellaggio tra scuole italiane e bosniache e la manifestazione studentesca sul Ponte di Mostar. Quello vecchio, nuovo.