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Naser Oric condannato e liberato

04.07.2006   

Il Tribunale dell'Aja ha condannato Oric a due anni per la responsabilità nelle morti e torture dei prigionieri serbi a Srebrenica, assolvendolo dalle altre accuse. L’ex comandante bosniaco musulmano è stato subito rilasciato, avendo già scontato la pena. Reazioni nel paese
Di Merdijana Sadovic*, Sarajevo, per IWPR, Tribunal Update, 30 giugno 2006 (titolo originale: “Oric released following conviction”)

Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Carlo Dall'Asta



Naser Oric
Naser Oric, comandante militare di Srebrenica durante la guerra, è stato condannato a due anni per non aver impedito le uccisioni e i crudeli maltrattamenti dei detenuti serbi avvenuti nelle prigioni della cittadina tra la fine del 1992 e l’inizio del 1993. [Dopo la lettura della sentenza] è stato immediatamente rilasciato, avendo già trascorso tre anni in custodia preventiva.

Al tribunale dell’Aja l’ufficiale bosniaco musulmano è stato prosciolto da ogni altra accusa che lo riguardava, inclusa quella di non essere riuscito a punire gli autori materiali di questi crimini, perché – come ha spiegato il presidente della giuria, giudice Carmel Agius – l’accusa non ha potuto provare al di là di ogni ragionevole dubbio che egli avesse un effettivo controllo su di loro.

Quando il 30 giugno ha ascoltato la sentenza Oric, vestito in un elegante completo blu scuro, camicia azzurra e cravatta a strisce in tinta, ha sorriso ed ha estratto dalla tasca un sigaro cubano. Non l’ha acceso però, dato che nell’edificio del tribunale è severamente vietato fumare.

Quel gesto era per Oric il modo di celebrare la fine di un processo durato 18 mesi, a causa del quale aveva già passato più di tre anni dietro le sbarre.

Il giudice Agius ha disposto che l’accusato venisse immediatamente rilasciato. Oric era atteso a Sarajevo per il primo di luglio.

La galleria per il pubblico dell’aula principale del tribunale, insolitamente gremita, era piena di amici di Oric, familiari e sostenitori, che hanno tutti emesso un sospiro di sollievo alla lettura della sentenza. Alcuni tra loro hanno rivolto cenni di saluto all’accusato, che ha ricambiato sorridendo attraverso gli spessi cristalli che separano l’aula dalla galleria.

L'attesa dei sostenitori di Oric all'aeroporto di Sarajevo
Subito dopo l’udienza centinaia di persone a Tuzla – dove Oric ha vissuto dopo la fine della guerra – si sono riversate nelle strade per festeggiare apertamente. Ci si aspetta che i festeggiamenti continueranno al ritorno di Oric a casa.

"Sono sollevata per il fatto che a Oric abbiano dato solo due anni, perché ciò significa che può uscire immediatamente di prigione", ha detto Almasa Hadzic, una giornalista del quotidiano bosniaco Avaz che fin dal principio ha seguito da vicino il processo.

L'arrivo di Oric
"Sono particolarmente soddisfatta che sia stato assolto dall’accusa di distruzione deliberata delle proprietà serbe nei villaggi intorno a Srebrenica, perché i serbi hanno spesso sostenuto che quella fosse la ragione principale per il successivo massacro di 8.000 musulmani bosniaci avvenuto in quella cittadina nel luglio 1995", ha detto. "Ora non possono più appellarsi a questo argomento".

Com’era prevedibile, le reazioni in Republika Srpska sono state del tutto opposte.

"E' un oltraggio", ha detto Igor Gajic, capo redattore della rivista Reporter, di Banja Luka. "Si prende di più per un incidente stradale senza vittime. Questo aumenterà solo il senso di sfiducia che i serbi già hanno verso il tribunale".

Vasvija Vidovic, avvocato del consiglio di difesa di Oric, ha detto che il suo team farà appello contro la condanna, perché alla fine delle udienze, nell’aprile di quest’anno, aveva richiesto l’assoluzione da ogni capo d’accusa. Ma è apparsa in ogni caso soddisfatta della sentenza.

I procuratori sembravano meno compiaciuti. Avevano chiesto 18 anni per l’accusato, e molto probabilmente anche loro presenteranno richiesta di appello.

Oric era accusato dell’uccisione di sette serbi detenuti nella prigione di Srebrenica nel 1992 e 1993, e del maltrattamento di 11, come pure del saccheggio e della deliberata devastazione di circa 50 vicini villaggi serbi durante lo stesso periodo.

Il suo rinvio a giudizio inizialmente includeva sei capi d’accusa. Ma due di essi – che si riferivano al presunto saccheggio di proprietà pubbliche e private – sono stati lasciati cadere l’8 giugno, dopo che i giudici hanno convenuto, al termine della fase istruttoria, che non c’erano prove a sostegno della tesi.

All’udienza del 30 giugno, Oric è stato inoltre giudicato non colpevole della premeditata devastazione dei villaggi serbi nei dintorni di Srebrenica. I giudici hanno affermato di non ritenere che Oric fosse in grado di poter fermare le orde di civili affamati che razziavano e distruggevano le proprietà serbe nei villaggi [circostanti Srebrenica].

Nel disporre la condanna a due anni per Oric i giudici hanno affermato di aver tenuto conto di varie circostanze attenuanti, quali "la giovane età dell’accusato" – aveva solo 25 anni quando fu nominato comandante delle forze armate dell’enclave – la mancanza di un "vero e proprio addestramento militare", la "terribile situazione e le disperate condizioni di vita" a Srebrenica, che "peggioravano di giorno in giorno", e l’esistenza di molti gruppi armati i cui capi non sembravano riconoscere la sua autorità".

Parlando delle imputazioni relative agli omicidi ed ai trattamenti crudeli verso i prigionieri serbi, il giudice Agius ha detto che la giuria aveva respinto le tesi della difesa, secondo cui l’accusato non poteva sapere di questi crimini dato che passava la maggior parte del tempo al fronte, combattendo contro le forze armate serbe.

Il giudice ha sostenuto che c’erano prove sufficienti ad indicare che Oric avesse visitato la prigione della città in almeno due occasioni prima che il suo immediato sottoposto fosse nominato capo della polizia militare, e che egli aveva avuto la possibilità di vedere le spaventose condizioni in cui erano tenuti i prigionieri. Perciò, ha proseguito Agius, "aveva modo di sapere che era possibile che nella prigione i maltrattamenti si ripetessero", e avrebbe dovuto vigilare sulla cosa.

"Ma preferì non far nulla, e questa è la sola cosa di cui è stato giudicato colpevole", ha detto Agius.

È comunque sempre stato chiaro che il processo ad Oric sarebbe stato diverso da ogni altro processo svoltosi finora al tribunale.

"Questa non è stata una causa facile", ha affermato il giudice Agius nell’aprile di quest’anno, sintetizzando i 18 mesi di aspri dibattimenti e reciproche accuse scambiate tra procura e difesa, le sorprendenti tortuosità, le deposizioni contraddittorie, le non risolutive prove dell’accusa e la drammatizzazione del dibattimento che hanno caratterizzato questo caso fin dall’inizio.

Considerando il rango relativamente modesto dell’accusato – al tempo era il comandante della Difesa territoriale di Srebrenica, TO – e la portata dei crimini di cui era accusato, aveva sollevato non poche perplessità nel 2003 la decisione del tribunale di processarlo all’Aja invece di trasferire il suo caso alle corti locali.

Dal momento che il tribunale dell'Aja avrebbe dovuto occuparsi solo dei crimini di guerra più gravi e degli imputati di più alto rango, la decisione servì solo ad alimentare i sospetti, espressi dai detrattori del tribunale, che questo fosse un processo politico inteso a dimostrare l’imparzialità della corte. In passato il tribunale era stato spesso accusato di essere anti-serbo, anche per il solo numero di imputati serbi [rispetto agli altri].

Quando fu arrestato Oric, il 10 aprile 2003, solo sei bosniaci musulmani erano stati incriminati fino ad allora – e due di essi furono successivamente assolti.

Ma benché il tribunale abbia ripetutamente respinto le accuse secondo cui l’arresto ed il processo di Oric all’Aja fossero una concessione ai serbi, è sempre stato chiaro che il nome di Oric era carico di significati speciali per i suoi ex nemici.

Per i serbi, Oric non era solo un comandante locale musulmano, che combatteva contro le loro truppe nella Bosnia orientale: era un criminale che per anni aveva terrorizzato i serbi nei villaggi intorno a Srebrenica, diffondendo il terrore tra civili innocenti, rubando le loro provviste, uccidendogli il bestiame e bruciandogli le case.

Come comandante locale, Oric ebbe in termini militari un grande successo. Non solo riuscì ad impedire alle forze serbe di conquistare Srebrenica nelle prime fasi della guerra – quando i musulmani in altre zone continuavano a perdere territori – ma in un breve lasso di tempo raddoppiò il territorio controllato dalle sue forze.

Per questa ragione molti bosniaci musulmani videro questo giovane e carismatico ufficiale come un simbolo della resistenza di Srebrenica durante la guerra contro l’esercito serbo invasore.

Non tutti i musulmani però sono stati incantati dal fascino di Oric. Alcuni lo accusano di essere un dongiovanni, uno che ha approfittato della guerra per accumulare ricchezze personali gestendo il mercato nero nella enclave assediata. Questi stessi sostengono che in città Oric non era tanto rispettato, quanto piuttosto temuto.

Ma simili voci sono una minoranza, e i sostenitori di Oric liquidano tali commenti come frutto di pura gelosia.

"Sono contenta che lo abbiano rilasciato", ha detto una sostenitrice, Nura Begovic della Associazione delle donne di Srebrenica. "Ma penso che non meritasse di fare neppure un giorno di prigione – e in primo luogo non sarebbe neppure dovuto andare all’Aja".


*Merdijana Sadovic è corrispondente di IWPR da Sarajevo
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